GASPORT (D. STOPPINI) - A fare il ricorso comincia tu. Di sicuro non comincia la Roma, che la patata bollente l’ha tenuta a lungo per le mani e dopo 72 ore ha deciso che no, non s’ha da fare, appello non ci sarà contro la chiusura della curva Sud per gli striscioni di Roma-Napoli. E pazienza se mezza città, certamente la parte più rumorosa, ha protestato con telefonate in diretta radio, sms, tweet e messaggi su facebook, il tutto con toni molto duri nei confronti di James Pallotta e della sua decisione. Tanto la storia è sempre la stessa, un motivo per dire no lo trovi comunque. La Roma allora tira dritto, ben conscia del fatto che in ogni caso — ricorso sì, ricorso no — sarebbe stata una decisione scomoda.
I MOTIVI Ma scomodità per scomodità, tanto vale prendere una posizione politica e strategica ben definita. Meglio — hanno pensato a Trigoria — dissociarsi con forza dal tenore di quegli striscioni e dai «fucking idiots». Perché un ricorso, la cui eventualità e fattibilità è stata comunque studiata a lungo dai legali, avrebbe comunque «rischiato » di avvicinare la posizione del club a quella di chi ha esposto gli striscioni, anche solo nel tentativo di entrare nel merito della decisione del giudice sportivo Tosel. E poi, a voler allargare il raggio d’azione, è anche politicamente corretto restare fermi a guardare. In un senso o nell’altro, si è creato un precedente. E adesso, proprio in ragione del mancato ricorso, la Roma potrà permettersi massima attenzione su quello che accadrà altrove. Ragionamento che non ha convinto i contestatori — c’è pure chi sui social network ha avviato una campagna per non rinnovare l’abbonamento — e che rischia di scatenare altre reazioni a catena. Ma la Roma ha preferito guardare oltre.