LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - Le armi spuntate della Covisoc non potevano scalfire il corpo già morente del Parma, ma avevano scoperchiato i conti dissestati di un club che forse in nessun altro paese avrebbe potuto iniziare la stagione. L’ha fatto, il Parma, divincolandosi nelle pieghe di un regolamento annacquato nel 2007 e mai più rivisto, fino ai giorni di questo funerale lunghissimo. Tavecchio ha promesso più rigore, ha presentato le linee guida di riforma all’ultimo Consiglio federale (si interverrà sui proprietari, non sui parametri). Sul suo tavolo, ci sono da giorni anche i cahiers de doleances degli ispettori Covisoc, che da anni riscontrano comportamenti dei club ai limiti del lecito ma non hanno modo di sanzionarli per un buco nelle norme organizzative interne. Si va dalla cessione del marchio per sistemare i bilanci (operata da Siena, Bari, Parma, tre società finite male, e non solo) a sottili giochi finanziari tra società controllanti e controllate, fino a rischiose operazioni di cash pooling che sottraggono liquidità ai club.
Per anni la verifica sugli equilibri economico-finanziari è stata legata a indicatori basati su voci dello stato patrimoniale e del conto economico. Oggi è sufficiente pagare stipendi e tasse entro 45 giorni dalla chiusura del trimestre: il caso Parma è deflagrato “solo” a metà novembre. Dal 2006 a oggi, in Figc sono arrivati ben 11 memorandum della Covisoc che suggerivano variazioni ai controlli: lettera morta. Del Parma sapevano tutti, da tempo. Ma sapevano anche di avere le mani legate. Il 17 aprile 2014 tre ispettori Covisoc a Collecchio segnalano 5,9 milioni di debiti verso le banche, 41 milioni di debiti per factoring, 18,4 milioni di debiti tributari, 33,4 con i fornitori. Parlano nella loro relazione di «tensione finanziaria», evidenziano che l’ultimo stipendio pagato è di dicembre 2013, sottolineano l’elevato contenzioso fiscale e civile. Inoltre, la perdita semestrale al 31 dicembre 2013 (20,6 milioni) e «gli scostamenti fra il budget d’esercizio e i report semestrali denotano una situazione di sofferenza finanziaria rispetto alla quale si suggerisce un attento monitoraggio». Il Parma dovrebbe anche intervenire sul capitale sociale, ai sensi del codice civile, ma rinvia: conta di aggiustare tutto con operazioni di mercato. Gli uomini della Covisoc tornano a Collecchio il 25 settembre 2014. Esaminano il budget preventivo, richiesto all’iscrizione: ipotizza addirittura un utile di 575mila euro. Per la Covisoc, il documento ha «limitato valore informativo», le note esplicative sono troppo stringate. L’ultimo stipendio pagato è maggio, il club è indietro di 4 mesi, ma è in tempo con le regole Figc. Si evidenzia il particolare ricorso agli incentivi all’esodo, con tassazione più favorevole: di fatto, un modo per abbattere il monte ingaggi. Proprio sugli incentivi era caduto il club: le ritenute non pagate (299.123) sugli acconti a 9 calciatori erano costate l’Europa League. Le scritture contabili non sono aggiornate, la Covisoc di nuovo suggerisce «attento monitoraggio». Quando torna a Collecchio, il 18 dicembre, il quadro è desolante: l’ultima assemblea dei soci è del 29 maggio, l’ultimo Cda, del 27 novembre, che doveva approvare il prospetto di bilancio, è andato deserto. Il Parma spiega che tutto è dovuto all’imminente cessione a Taçi. Sarà solo l’inizio dei guai.