IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Chissà se è un caso che Daniele De Rossi abbia ricominciato a marciare proprio quando Garcia lo ha svincolato dai compiti di regìa; chissà se è un caso che Mire Pjanic abbia ritrovato il suo lucido talento nel ruolo di uomo dietro le punte; e chissà se Seydou Keita, invece, non abbia gradito di più muoversi da regista e non come cursore. Chissà. Di sicuro, la Roma di Rotterdam, con il 4-2-3-1, ha dato cenni di ripresa, anche nell’interpretazione del ruolo da parte di alcuni calciatori. Non è stata una Roma esaltante ma sicuramente migliore rispetto a quella addormentata (citando De Rossi) del dopo sosta natalizia.
PARADOSSI - Tutto questo è successo senza l’uomo migliore (per rendimento) del centrocampo, ovvero Radja Nainggolan. Paradossi. E contro la Juve, il belga, si rimette a disposizione dopo aver scontato un turno di riposo concessogli da Garcia nella sfida di Europa League. Il rientro di Radja fa subito pensare a un ritorno al passato, cioè al 4-3-3. Ma sarà il caso di cambiare? Garcia sta riflettendo molto, perché la Roma di Rotterdam gli è piaciuta. De Rossi, al di là del ruolo che ricopriva ai tempi di Spalletti-Pizarro, è sembrato più tonico, molto presente anche nella metà campo avversaria. E togliere Daniele in questo momento può essere un azzardo: un 4-3-3 senza il centrocampista romano vedrebbe al centro Keita, con ai lati Pjanic e Nainggolan. O anche: De Rossi davanti alla difesa, Keita cursore di sinistra, Nainggolan di destra (o viceversa), quindi a farne le spese sarebbe Pjanic (un altro, come detto, in crescita), il cui ruolo sarebbe recuperato da Totti, lanciatore dei due cursori offensivi, Gervinho e Ljajic. Quindi? Garcia sta valutando, contro il centrocampo della Juventus (senza Pirlo e con un Pogba mezzo e mezzo), di riproporre un modulo stile Europa League. E quindi a farne le spese in questo caso sarebbe ancora Nainggolan, perché non essendoci Strootman, l’unico in grado di surrogare De Rossi come regista è proprio il maliano. La controindicazione è solo fisica: ovvero, tenere in panchina il belga significa privarsi dell’unico fresco del centrocampo (a parte Paredes e Uçan).
MIRE IN MEDIANA - Se è vero che nel 4-2-3-1 “rischia” Nainggolan, un ritorno al 4-3-3 farebbe pensare a una rinuncia a Pjanic (in seconda battuta a Keita, con De Rossi che dovrà fare il regista e lo stopper, non più anche il cursore come a Rotterdam). Perché il bosniaco nel centro del gioco potrebbe soffrire il dinamismo dei suoi avversari, ad esempio Marchisio e Vidal (pure lui mezzo e mezzo), mentre Nainggolan saprebbe tenere botta in maniera più disinvolta. Il trequartista in “prestito”, come detto, in questo caso sarebbe Totti. Difficile prevedere da parte di Garcia una rinuncia al capitano. Per una questione di tradizione, perché ha dimostrato di reggere bene anche fisicamente e perché, con la squadra, tutta, in crescita fisica, uno come Francesco può ancora fare la differenza. Quindi al di là del modulo, il testa a testa alla fine è tra Nainggolan e Pjanic, due perni di qualsiasi reparto centrale in qualsiasi squadra di medio/alto livello.