GASPORT (M. CECCHINI) - La «vulgata» che ha accompagnato il loro complicato rapporto – emotivamente parlando – racconta come nel maggio del 2012 il terzo matrimonio fra Vincenzo Montella e la Roma aspettava solo i fiori d’arancio per essere benedetto.
TRE MATRIMONI Nella prima vita (quella da attaccante) l’Aeroplanino planò in giallorosso nell’estate del 1999. Scherzi del destino: lo aveva voluto Zeman, invece se lo godette Capello (e non solo), oltre allo sterminato numero di tifosi giallorossi innamorati. Uno scudetto e un centinaio di gol più tardi (83 solo in A), subito dopo gli ultimi decolli di fine carriera, Vincenzo tornò per i titoli di coda e dare inizio alla seconda vita (da allenatore). Cominciò dal basso, dai Giovanissimi Nazionali, ma dimostrò subito le stimmate del predestinato cosicché, quando nella primavera 2011 Ranieri si dimise, Rosella Sensi lo scelse per pilotare la prima squadra. In quel periodo c’era bufera: la proprietà stava passando nelle mani della cordata Usa rappresentata da Tom DiBenedetto, ma Montella per un po’ fece sognare la qualificazione in Champions. In generale piacque, tant’è che – se non fosse prevalsa la voglia di dare un taglio netto al passato -, nessuno si sarebbe sorpreso se fosse rimasto a guidare il nuovo corso. Invece fu scelto Luis Enrique e così Vincenzo volò fino a Catania, diventando allenatore così vero che a fine stagione il d.s. Sabatini in quel maggio, a Cesena, disse: «È sotto contratto col club rossoblù, ma chiederemo il permesso per trattarlo». Sembrava un’investitura, ma le cose andarono diversamente.
CASO LAMELA Le indiscrezioni raccontano come il feeling tra Montella, Baldini e Sabatini – in un incontro a casa dell’allenatore – non scattò. Si parlò di ingaggio (troppo basso), di collaboratori al seguito (troppi), ma fece rumore il gossip sulle divergenze di pareri intorno all’allora acerbo Lamela. Fatto sta il terzo matrimonio con la Roma naufragò ad un passo dall’altare, anche se tutti i protagonisti – da uomini di mondo – non dettero mai adito a pubblici risentimenti. La piazza ci rimase male, ma giusto il tempo di sapere che sarebbe stato Zeman il futuro che avanza( va), mentre Montella planò sulla panchina della Fiorentina, insieme al suo vice Russo.
DA PIZARRO A SALAH Da quel momento il club viola è divenuta una piccola colonia di giallorossi d’annata. Il d.s. Pradè, il medico Pengue e la responsabile della comunicazione Turra in società, mentre in mezzo al campo spiccano Pizarro, Aquilani, Rosi, Lupatelli. Basta così? Non proprio, visto che anche tra i giallorossi adesso hanno ex viola: Ljajic, Balzaretti e Lobont, senza contare i rapporto extra-calcistici che legano tuttora l’Aeroplanino a capitan Totti. Fine? No, perché Montella, quando De Rossi con Zeman attraversò un momento di difficoltà, disse fra il serio e il faceto: «Se non si trovasse più bene, a Firenze lo accoglieremmo a braccia aperte ». Un capitolo a parte, però, qui a Roma in questi giorni fa discutere. Non è un ex, ma quasi. Si tratta di Salah, che i giallorossi poche settimane fa hanno avuto in mano prima di puntare su altri lidi. La Fiorentina al momento ringrazia sentitamente e punta sull’egiziano per le sfide in arrivo.
SINDROME SUPERATA A proposito, i numeri raccontano che Montella una forma di idiosincrasia al giallorosso l’ha avuta.I numeri, infatti, raccontano che col Catania ha messo insieme un pari e un k.o, mentre con la Fiorentina addirittura 6 sconfitte, un pareggio e una vittoria. Cifre del genere sarebbero estremamente depressive se non ci fosse una postilla: il pari (1-1) e la vittoria (0-2) sono gli ultimi risultati prodotti. Ovvero, negli ultimi 35 giorni i ragazzi di Montella prima hanno frenato al Franchi la rincorsa di Garcia allo scudetto e poi lo hanno eliminato dalla Coppa Italia, andando a sbancare l’Olimpico. E allora scivoliamo verso le due considerazioni finali: 1) entrambe le contendenti avrebbero preferito altri rivali 2) Vincenzo è guarito dalla sindrome giallorossa che è sembrato attanagliarlo negli ultimi due anni e mezzo. Se a tutto questo aggiungiamo l’affetto che profondo che lega reciprocamente tutti i protagonisti di questa storia d’incroci, siamo pronti a certificare come i prossimi ottavi di Europa League saranno indimenticabili. Anche se tra Montella e la Roma – in puro stile «highlander – ne resterà solo uno.