IL TEMPO (A. AUSTINI) - Senza dodici giocatori, con la Juve scappata via a dieci punti e il fiato del Napoli sul collo. La Roma impegnata oggi pomeriggio a Cagliari ha davvero tutto contro, compreso il terribile ex Daniele Conti che Zola è pronto a rispolverare per l’occasione. «Non ho mai dovuto gestire un’emergenza del genere» dice Garcia, che poi prova a diffondere un po’ d’ottimismo. Hai visto mai che la sua squadra,con una sola vittoria negli ultimi due mesi, riesca a compattarsi nella difficoltà estrema? «Daremo il massimo - promette Rudi - per ripartire e chiudere questo cerchio nero basta una vittoria: chi andrà in campo non dovrà far rimpiangere gli assenti».
Non serve solo un guizzo di un singolo ma una prova della solidità del gruppo, che ha perso «il mutuo soccorso» della scorsa stagione come ha evidenziato Sabatini. «Sinceramente non lo penso - ribatte l’allenatore - forse Walter ha voluto far capire ai giocatori che in questo momento di difficoltà devono dare tutti di più. Serve anche che ognuno di loro termini la gara con più benzina nel motore: ho detto all’interno dello staff che bisogna fare di più per dare una spinta al gruppo». Un messaggio rivolto ai preparatori, sotto accusa insieme ai medici dopo il caso-Ibarbo e i troppi infortuni precedenti. È il vero tallone d’Achille rispetto alla passata stagione,«ma è inutile fare confronti, non è che possiamo ritirare fuori la Roma del 1970. La rosa è diversa e non ci sono gli stessi impegni: la Champions e l’Europa League cambiano tutto. Giochiamo con i giocatori attuali e a volte sei costretto a utilizzare alcuni che non possono scendere in campo ogni 3 giorni per questione di integrità fisica. Magari c’è uno che rientra dall’infortunio e non è al 100% ma lo dobbiamo schierare. Nel caso di Ibarbo - spiega ancora Garcia - le cose sono semplici: era guarito dall’infortunio al polpaccio e ha un tendine rotuleo da sorvegliare. Il rischio lo abbiamo preso in partita, il giorno dopo non è ha fatto di certo un allenamento pazzesco e si è infortunato a un altro muscolo del polpaccio. Io la chiamo fatalità, nient’altro. Non siamo scemi se parliamo di sfortuna. Se perdiamo in quel modo Strootman e Iturbe possiamo fare di tutto, ma la storia non cambia».
Da quando è arrivato sulla panchina giallorossa il francese non aveva mai dovuto rispondere a tante critiche. «Non leggo nulla perché non serve. Nessuno è perfetto, nemmeno voi - dice rivolto ai giornalisti - tantomeno io. Ognuno ha delle responsabilità: allenatore, medici, dirigenti, tifosi, stampa... Tutti fanno parte dell’ambiente Roma». Lo stesso ambiente che reclama vittorie da troppo tempo. «Vogliamo lottare ogni anno per lo scudetto e avere possibilità di vincere anche in Europa. Ci lavoriamo da 19 mesi e questo non si costruisce in un giorno. E non è che se sbagliamo la stagione attuale, finisce tutto. No, il destino della Roma è quello di una squadra importante, in Italia e fuori». L’altro giorno Sabatini ha svelato l’impegno che Garcia si è preso con il club: «Resterà fino a quando non vince uno scudetto». Vero Rudi? «Sono venuto qui - la replica più prudente del tecnico - per alzare dei trofei, posso solo dire che la Roma non è un trampolino. Punto». La stessa idea di Pallotta, atteso a cavallo tra la sfida di ritorno in Europa League col Feyenoord e la partita in casa con la Juventus. Sperando che conti ancora per lo scudetto.