IL TEMPO (E. MENGHI) - In questo periodo, in Russia, si riposa. Il campionato si ferma da dicembre a marzo e i giocatori vanno in letargo per tornare al top in Primavera. Doumbia, invece, dovrà aspettare l’estate per prendersi una pausa, dopo 4 anni di stop invernale. Le vecchie abitudini, si sa, sono dure a morire, perciò è difficile aspettarsi un atleta in perfetta condizione fisica ora. Se a questo si aggiungono le ore passate sull’aereo per lasciare la Costa d’Avorio, passare a Mosca e arrivare a Roma, la prestazione sottotono del nuovo centravanti giallorosso contro il Parma è presto giustificata. I tifosi, però, non gli hanno perdonato un approccio così «soft» e sono arrivati i fischi più veloci della storia di un neoacquisto. Almeno andando a memoria. «Devo lavorare duro per trasformali in applausi, questo è ciò che intendo fare nelle prossime settimane – ha promesso l’ivoriano, presentato ieri a Trigoria – la partita con il Parma era un po’ difficile, dovevamo vincere per recuperare punti sulla prima in classifica». Obiettivo fallito e pubblico imbestialito. A fine gara la Curva ha chiesto a tutti di fare penitenza con un coro piuttosto esplicito («c’avete rotto il c... »), i fischi indirizzati a Doumbia (molto turbato dal trattamento ricevuto) sembrano più uno sfogo per il brutto momento che sta attraversando la squadra, piuttosto che un giudizio definitivo e prematuro sul giocatore.
A Seydou basterà rispettare l’etichetta da bomber che Garcia gli ha messo per dimenticarsi dell’esordio da incubo. «I suoi numeri sono imbarazzanti», aveva detto di lui Sabatini, imitato da Rudi: «È un bomber». Ieri il Ceo Zanzi ha voluto ricordare perché è stato acquistato: «Non è solo un grande giocatore, sa anche segnare. Ha tutta la nostra fiducia». Ed è quello di cui ha bisogno: «Sono un centravanti - ha confermato l’ex Cska - ed è vero che ho segnato molti gol in passato. Mi serve la fiducia, come per ogni attaccante, e sono sicuro che la otterrò. Spero di essere un valore aggiunto e di rispondere in futuro alle attese della squadra e del pubblico». Per farlo, dovrà ritrovare la forma migliore: «In effetti non ho giocato molte partite nell’ultimo periodo, soprattutto tra novembre ed oggi. Intendo lavorare sodo per terminare questo campionato in bellezza. Con il Parma non è stata una delle mie migliori prestazioni, ma non credo che Garcia abbia sbagliato a mandarmi subito in campo, perché una settimana fa ho giocato la finale della Coppa d’Africa».
Cinquantatre minuti e un rigore (segnato), dopo due panchine di fila. Gervinho in nazionale gli «ruba» il posto, ma è stato lui a convincerlo a venire a Roma, dove potranno tranquillamente convivere: «Me ne parlava già da due anni ed è stato un fattore importante nella mia scelta. Ero in Africa quando ho saputo dell’interesse dei giallorossi e ho avuto modo di sentire anche il mister (Garcia gli aveva telefonato, ndc)». Il tecnico puntava sul suo entusiasmo dopo la vittoria nella kermesse africana, ma il periodo no della Roma ha inghiottito anche Doumbia: «In stagione capitano momenti negativi, ma siamo ancora secondi. Non mi sembra di vedere una squadra molto diversa da quella che ho affrontato a settembre con il Cska». Forse non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersi quant’è cambiata la Roma da quello spettacolare 5-1.