GASPORT (C. ZUCCHELLI) Quando qualcuno la scorsa stagione gli fece notare che la sua entrata sotto la Sud al derby d’andata prima del riscaldamento era stata un po’ sopra le righe, Morgan De Sanctis ribatté: «In quel momento c’era bisogno di carica. Era una partita troppo importante». Nessuno poteva saperlo meglio di lui, nonostante fosse al primo derby italiano della sua vita: era arrivato da neanche due mesi, ma già aveva capito perfettamente che la rinascita della Roma passava da quella partita.
IMBATTUTO Aveva respirato l’aria dello spogliatoio, e lo aveva fatto con la lucidità di chi, quando la squadra aveva perso la Coppa Italia tre mesi prima, era da tutt’altra parte. La Roma vinse 20, poi pareggiò 0-0 al ritorno e, quindi, De Sanctis si ritrova a non aver mai subìto reti in un derby. Conterà anche la cabala domenica, soprattutto adesso che, come ha detto Astori, «i punti cominciano ad essere pesanti». E pesanti potrebbero diventare anche i numeri, che vedono la Roma con la porta inviolata da tre partite di fila: in questa stagione non era mai accaduto, l’ultima volta risale a poco meno di un anno fa. Dal 16 febbraio al primo marzo, da RomaSamp 30 a RomaInter 00, passando per la vittoria per 10 col Bologna, i giallorossi ancora speravano di riprendere la Juventus, scappata dopo la vittoria del 5 gennaio. Ora i bianconeri distano solo un punto, domenica sarà una giornata di fuoco, visto anche l’incrocio tra Napoli e Juve, e non ci sarà spazio per i sentimenti.
AMICO È Neppure per le amicizie che durano da anni, come quella tra De Sanctis e Marchetti. Che il portiere della Roma faccia gruppo è risaputo, meno invece l’affetto nei confronti di colleghi più giovani, come appunto Marchetti, che non solo giocano nella squadra rivale, ma magari gli hanno anche impedito di coronare un sogno. Fare il portiere in Italia negli anni di Buffon non è stato facile per nessuno, De Sanctis, nel Mondiale 2010, sperava di raccoglierne l’eredità dopo l’infortunio, ma Lippi gli preferì il più giovane collega. Morgan ci rimase male, ma la stima per Marchetti non cambiò. Così come non cambia la voglia di batterlo domenica. Senza rancore.