CORSERA (F. MONTI) - È sempre una Grande Roma, ma è un’Inter diversa. Questo ha detto la sfida dell’Olimpico, vinta dai giallorossi (settimo successo consecutivo in casa) non senza soffrire, che ha offerto divertimento, buon calcio e anche sei gol. La squadra di Garcia è andata in campo dopoché il gol di Pirlo l’aveva piazzata a sei punti di distacco, ma ha dimostrato di avere forza e personalità per tenere il passo dei bianconeri, pur avendo trovato un’Inter completamente diversa dalla squadra involuta e senza prospettive di gioco che si era vista negli ultimi due mesi, prima che Thohir decidesse il cambio di allenatore. Il primo tempo ha confermato la maggior qualità della Roma, che ha offerto momenti di spettacolo soprattutto sull’asse di destra Maicon-Ljajic, con Gervinho che, quando ha innestato il turbo con le progressioni centrali, ha fatto vedere le streghe ai nerazzurri. L’azione della Roma è apparsa addirittura travolgente in alcune circostanze e bellissima da vedere per come la squadra ha saputo aprirsi e distendersi in velocità, come quegli sprinter che trasformano il rettilineo dei 200 metri in un capolavoro. Ma il merito di Mancini, che ha puntato sul 4-2-3-1, in una fase ancora sperimentale della sua esperienza nerazzurra, è stato quello di tenere fede a quanto aveva detto alla vigilia: possiamo anche perdere, ma dobbiamo giocare.
L’Inter nel primo tempo ha giocato a calcio, con tutte le imperfezioni strutturali che la accompagnano dall’inizio della stagione, ma anche con coraggio, geometrie interessanti e con un possesso palla non più fine a se stesso, ma sempre orientato all’idea di far male all’avversario. Ha subito il gol di Gervinho dopo 21’, ha rischiato di prenderne altri due o tre (e uno di Gervinho è stato annullato per evidente fuorigioco), con Ranocchia e Medel che hanno salvato due situazioni complicatissime, perché la squadra non ha uomini veloci a parte Juan Jesus, ma ha sempre reagito: subito dopo il gol, Kuzmanovic ha costretto De Sanctis a volare nell’angolo e al 36’ Ranocchia è volato più in alto di Maicon e Astori sull’angolo per mettere il pallone in rete. Primo gol subito dalla Roma all’Olimpico in sette giornate di campionato. E l’Inter ha addirittura finito il tempo all’attacco. La Roma è tornata avanti dopo 100 secondi della ripresa con una percussione impressionante di Cholevas, che ha lasciato sul posto Campagnaro e Ranocchia (già ammonito), ha bruciato Juan Jesus e ha concluso con un sinistro incrociato perfetto. Un’azione fotocopia di quella di Peres nel derby di Torino. L’Inter ha alzato ancora la linea di difesa rischiando molto, ma non ha smesso di giocare: Osvaldo ha tentato di agguantare il pareggio in rovesciata e ha firmato il 2-2 con un tiro deviato da Astori. I nerazzurri, invece di congelare la partita, hanno ridato campo alla Roma, che è tornata avanti nel giro di tre minuti: l’alto magistero calcistico di Totti nella ripresa si è concretizzata nell’assist da terra per il destro del 3-2 di Pjanic. Qui l’Inter ha protestato per un contrasto Cholevas-Guarin e Mazzoleni non ha trovato niente di meglio che espellere Mancini (chissà che cosa avrà mai detto), giusto per confermare che gli arbitri italiani riescono sempre ad essere i peggiori in campo. Pjanic nel recupero, dopo due occasioni sprecate da Iturbe, ha messo il sigillo sui tre punti giallorossi con una punizione perfetta. Fra il terzo e il quarto gol romanista, l’Inter ha cercato in tutti i modi di agguantare il 3-3, ma sono mancate lucidità e precisione, e ora i nerazzurri sono scivolati nella parte destra della classifica. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché e regolarsi di conseguenza.