Garcia, la squalifica viene sospesa. E lui recita da Mou

20/12/2014 alle 10:46.
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CORSERA (L. VALDISERRI) - Due a zero. Non è il risultato della partita contro il Milan di stasera, che per la Roma sarà difficile, visto che l’avversario è in forma e, come ha detto Berlusconi, ha una rosa migliore di quella giallorossa. Due a zero è il risultato che la squadra dei legali e dei dirigenti ha ottenuto con gli appelli presso la Corte Federale: la (due giornate) a è stata sospesa e quella (una giornata) a Cholevas è stata cancellata. L’allenatore potrà sedere in panchina e il terzino greco essere in campo.

La giustizia sportiva esce con le ossa rotte. La sospensione della di è un salvagente lanciato a giudice sportivo e ufficio indagini. Slitta tutto al futuro — e per deferire per l’uso del telefonino in Livorno-Roma del campionato scorso c’è voluto più di un anno — ma la sostanza è che l’allenatore è stato scagionato dall’accusa di «condotta aggressiva e intimidatoria nei confronti di uno steward». Cholevas assolto per un vizio di forma: 1) il suo comportamento era maleducato, non violento, e perciò non passibile di prova tv; 2) non era a referto; 3) c’è stato eccesso di zelo di un membro dell’Ufficio indagini. Caporetto.

Lo steward ha cambiato idea: pensava che volesse colpire lui e invece il tecnico ce l’aveva con il «finger» che non funzionava per proteggere i giocatori, fatti oggetto del lancio di oggetti. È credibile? O forse non era credibile prima? Ennesimo pasticcio di un calcio alla deriva, tra banane, filippini e presidenti che ironizzano maldestramente su «chi con un occhio gioca a biliardo e con l’altro segna i punti». Avanti così, facciamoci del male. Il d.g. romanista ha svelato un particolare importante: «Abbiamo ricevuto dalla società una nuova dichiarazione dello steward, che fa una sostanziale rettifica su quello che lui aveva interpretato come un possibile tentativo di schiaffo. Questa dichiarazione è stata presentata alla Corte e allegata agli atti».

Stasera si gioca e sembra sempre più Mourinho: «Ascoltatemi bene: più ci daranno fastidio, più lotteremo. Più sarà difficile, più attaccheremo. Sono qui da solo 18 mesi ma almeno due volte ci siamo sentiti in pericolo e questo non può avvenire in uno stadio. I primi che vanno protetti sono arbitri, giocatori e staff». Questa è l’Italia dove ci si preoccupa di costruire nuovi stadi ma non di chi ci entra. Del tifoso genoano che ha tirato una bottiglia piena contro non si è mai saputo nulla, alla faccia dei biglietti nominali. Forse interessano di più le polemiche che la sicurezza.