LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Chi ha perso le chiavi? La difesa della Roma è una porta a scorrimento che i proprietari non riescono più a chiudere (non si pretende la blindatura, si chiede semplicemente che qualcuno si occupi della serratura): sei gol nelle ultime tre partite. Il confronto con il campionato scorso è indicativo e purtroppo allarmante: dopo 14 giornate, nell’autunno 2013, la Roma aveva subito appena 4 reti, quest’anno 11. In casa, in tutta la stagione scorsa, erano stati 11 i gol subiti, quest’anno, Champions inclusa, già 24. Un’inquietante proiezione porta a numeri che non possono garantire, con certezza, il secondo posto. Di chi la colpa? I primi a difendere sono i centrocampisti, la prima vera barriera agli attacchi avversari è la compattezza della squadra e la vicinanza dei reparti. Tutte situazioni che nella Roma attuale, stritolata dal calendario e da troppi cambi di formazione, appaiono e scompaiono come le luci di una discoteca. E poi c’è il doppio macigno dell’uscita dalla Champions, maturato con un calo prestativo impressionante nell’arco delle sei partite del girone. Nessuno si aspettava una Roma così timida in quello che era stato annunciato come il mercoledì da leoni, prendi il surf e goditi l’ultima spiaggia, facendola fruttare. Niente è andato così. Dopo il palo di Manolas, i giallorossi sono usciti dall’acqua con la tavola in mano: «Non era giornata». E adesso? Certo, dipende tutto da quanto dura “il giorno dopo”, dal metabolismo dei singoli, dallo smaltimento delle tossine emotive. Alla Roma sono mesi che dicono: «Ripartiamo». Scusate, da dove e per dove? «Al Manchester non pensiamo più», precisa Garcia. Poi però dagli armadietti dei giocatori magari escono svolazzando i fotogrammi del film più recente e più triste. Non è così facile staccare col passato, quello fresco, quello con la faccia di Nasri e gli occhi di bragia di Pellegrini: «La Champions ci è servita per crescere e comunque io vedo ancora il bicchiere mezzo pieno: noi eccellenti in campionato». Forse per crescere potrebbe tornare utile Glen Johnson, esterno destro in arrivo dal Liverpool a parametro zero. «Ma adesso c’è il Genoa, un gran bel test per verificare la nostra condizione psicofisica». Alla squadra di Gasperini, che nelle ultime nove giornate ha vinto sei volte e pareggiato tre, Garcia affibbia due aggettivi: «Diretta e dura». Piuttosto insoliti. Diretta forse perché pratica un gioco semplice, senza troppi gargarismi tattici, dura perché non fanno complimenti e vendono cara la pelle. «Il divario fra noi e Roma è notevole, ma nel calcio non sempre vince il più forte», si nasconde Gasperini. I moduli di secondi e terzi in classifica saranno presumibilmente speculari (4-3-3). Decideranno gli interpreti: Totti è stanco ma dovrebbe giocare perché con Destro la Roma diventa una squadra completamente diversa, se con Totti si allunga, con Destro è lunga pure negli spogliatoi. E se la chiave, un giorno, fosse Ljajic al posto di Totti?