GASPORT (A. PUGLIESE) - Ci sono momenti in cui le brutte notizie si accumulano e ti travolgono come una valanga. Prima o poi capita nella vita un po’ di tutti, anche in quella di chi sembra bello ed immortale. Come Daniele De Rossi a cui, da quel mercoledì sera a Mosca di dieci giorni fa, è successo un po’ tutto quello che non dovrebbe succedere: stripclub, arresti ed intercettazioni, fino all’espulsione di ieri sera che ha rischiato di compromettere definitivamente la partita della Roma. A conti fatti, probabilmente l’episodio meno grave di tutti, l’ultima scivolata di una valanga senza fine. Anche se poi De Rossi, in cuor suo, spera che la fine sia giunta proprio ieri con quell’espulsione e la valanga sia già arrivata a valle.
A BOCCA CHIUSA De Rossi avrebbe dovuto parlare ieri per chiarire i suoi rapporti con Giovannone De Carlo e le intercettazioni da cui la sua vicinanza «al vero boss di Roma, quello che oggi conta più di tutti» (come lo ha definito Ernesto Diotallevi, mente della Banda della Magliana) è apparsa subito forte. Lo aveva annunciato il d.g. della Roma Mauro Baldissoni venerdì sera, quando ne ha preso le difese nella radio di casa. Evidentemente, però, l’ennesima brutta giornata gli ha fatto cambiare idea, meglio rimandare tutto, senza gettare ulteriore carne al fuoco. Del resto, ieri per Daniele era una giornata particolare, allo stadio c’erano mamma Manuela, Sarah Felberbaum (la sua compagna) e Gaia, la figlia avuta proprio da Tamara Pisnoli, agli arresti domiciliari da inizio settimana per il pestaggio commissionato ad un imprenditore romano. Daniele voleva regalare proprio a Gaia una carezza in più, una gioia, magari un bacio in diretta tv, dopo il terremoto di questi giorni. Non ci è riuscito in campo, si è precipitato a farlo alla fine. E forse è anche per questo che ha rinunciato a parlare, l’amore per Gaia viene prima di tutto.
DDR A VUOTO Prima del De Rossi papà, però, c’è stato il De Rossi giocatore, quello che veniva dalla panchina con l’Inter e che ieri tornava ad indossare la fascia di capitano per la sesta volta in questa stagione (cinque in campionato, una in Champions). Insomma, c’erano tutti i presupposti per un sabato felice, magari anche un gol (e sarebbe stato il 50° in giallorosso) per cancellare proprio quella valanga senza fine. Ed invece, nonostante le statistiche lo confortino (10 lanci positivi, tre occasioni create), le scelte di Garcia (il primo giallo lo prende per tamponare un errore di Strootman) e una forma approssimativa (l’errore a campo aperto su Berardi che gli costa la seconda ammonizione) hanno dato un’accelerata a quella valanga lì. «Sul 2-0 sapevamo che ci saremmo esposti a qualche pericolo, era inevitabile», prova a giustificarlo alla fine lo stesso Garcia. Conoscendo De Rossi, alla fine non si farà travolgere, sperando che la valanga sia arrivata davvero a valle. Anche se poi, a volte, la vita è beffarda e ti presenta il conto tutto insieme.