GASPORT (F. ODDI/C. ZUCCHELLI) - «Montella il favore già ce l’ha fatto, adesso tocca a Di Francesco». Niente da fare, la reazione finale della Roma serve a poco: la Juve era e resta a +3, dopo un turno che si pensava potesse favorire i giallorossi. Per Daniele, 30 anni, appena rientrato da un viaggio di lavoro a Londra («Alle 13 sono sbarcato a Fiumicino, panino ed eccomi qui, ho ancora le borse in macchina»), l’ottimismo era tanto, non fosse altro perché, da un campione d’Italia all’altro, sembrava la giornata ideale per ritrovarsi a un punto dalla Juve in testa alla classifica. Nei dintorni dell’Olimpico prima del fischio d’inizio era difficile trovare un romanista poco sereno o poco fiducioso: la storia della Roma è piena di occasioni perse, Garcia e la sua squadra sembravano quelli giusti per sfatare quel «mai una gioia» troppo spesso compagno delle (dis)avventure giallorosse. Niente da fare, come sopra. «Non credo che influirà la partita col City, l’occasione è troppo importante», diceva Massimiliano. Con moglie e figlia, la piccola Sofia di 8 anni, vive a Rimini ma quasi ogni volta che la Roma gioca in casa è all’Olimpico: «Siamo abbonati – spiega – e ci troviamo molto bene al settore famiglia. Lo scudetto? Ci crediamo, come tutti».
ANSIA DE ROSSI Quelli che sembravano crederci di meno erano i giocatori, annichiliti dai 2 gol del Sassuolo (mentre la curva intonava i soliti cori contro i napoletani) E pensare che, in molti, aspettavano la festa con un ospite speciale, Strootman, al rientro da titolare. Per tutti valgono le parole di Alessia, allo stadio con la sua maglia: «Finalmente torna dall’inizio, lo aspettavamo». Quando l’olandese esce l’Olimpico comunque lo applaude, quando invece è De Rossi a lasciare il campo per doppia ammonizione suonano profetiche le parole di Roberto: «Dopo tutto quello che gli è successo questa settimana, aveva la serenità per giocare?». Forse no, di certo ce l’aveva Adem Ljajic.