I motivi È la storia stessa degli allenatori a confermarsi, con il napoletano più bravo nel raccolto con le grandi (questi 3 punti si aggiungono ai 28 della scorsa stagione nei confronti diretti) e il rivale invece in difficoltà; ma pure il duello personale non si smentisce, terza sconfitta al San Paolo per Rudi il francese, Coppa Italia compresa, e senza mai segnare. Il terzo miglior attacco della A prima del via (ora non più) che fa stendere il portiere avversario una sola «vera» volta e che nel primo tempo inserisce nella contabilità dei tiri in porta dei crossetti errati che finirebbero in rete soltanto se Rafael uscisse dallo stadio. D’altra parte la (ex) più affidabile difesa del torneo, quella giallorossa battuta in due partite su nove (quattro reti pigliate) che subisce sei tiri in porta oltre alle traverse, come mai finora. E che dopo 130 secondi ha già fatto sfondare i rivali su un lato, ha già sospirato per un gol annullato al Napoli e imprecato per la spettacolare realizzazione di Higuain. Se si vuol continuare, la prima traversa (Callejon) arriva in successione e la seconda (Hamsik) quasi all’intervallo. Perché il Napoli è talmente superiore che vorrebbe chiudere subito, invece ce la fa solo al tramonto, sempre con la coppia Higuain-Callejon, quest’ultimo all’8° centro.
Il protagonista Con l’assist all’amico, il Pipita sottrae l’oscar di migliore in campo a Koulibaly, mai così scintillante e versatile nella sua breve avventura napoletana. Ma Higuain ha ancora la rabbia di mercoledì. Ricordate? Rigore della vittoria fallito all’ultimo sospiro, così sembra che lui non si sia nemmeno cambiato: ancora con la stessa divisa addosso, ha fatto passare i pochi giorni che lo separavano dal nuovo match e i familiari lo guardavano straniti, ma lui non si è svestito, per essere più pronto. Rabbioso con il pallone come deve essere un centravanti di razza, uno che capisce l’assist sporco e ruota nella girata, come facevano Boninsegna, Rummenigge, o adesso Osvaldo, Pellè e pochi altri. Stavolta non porta a casa il pallone, come contro il Verona, ma gol e assist valgono come quella tripletta e lo fanno arrivare a 5 in tre match.
Napoli corre Ma è tutto l’insieme di Rafa a correre più della Roma, con i corridoi che si aprono davanti a Insigne (applaudito, con merito), Callejon, Ghoulam e Maggio. E se David Lopez, Jorginho e poi Inler e Gargano non si fanno mettere sotto, anzi, la difesa è impeccabile con Koulibaly di statura superiore. In quattro scene, con errori occasionali, i napoletani cercano di mandare in area la Roma, ma lo sbaglio del compagno viene lavato da un altro (o dai romanisti stessi).
Roma ferma Se si salva nettamente soltanto il
portiere, se Pjanic è l’unico altro che riesce a strappare qualche consenso, significa che il problema generale della Roma va analizzato in profondità dall’allenatore. Detto dei guai sugli esterni, anche i suoi cambi, tardivi, non sono attrezzatura da rimonta. Anzi, quando entrano Destro e Iturbe per Totti e Florenzi, la squadra s’insabbia dopo un inizio di ripresa decente e con le chance per il pari (immeritato) buttate da Florenzi. È la terza sconfitta nelle ultime sei uscite, Europa compresa, e in campionato sono otto i punti in meno rispetto allo scorso anno quando partì con dieci successi di fila. Squadra fiacca e impaurita come la gente: soltanto 30.157 spettatori in quella che una volta era una sagra festosa.