GASPORT (D. STOPPINI) - È come se anche la Roma del campo avesse voluto costruire una newco dove far confluire tutte le passività. Iturbe non ingrana? Gervinho e Keita vanno davvero in Coppa d’Africa? In attacco qualcuno ha il mal di pancia? Tutto ok, ci sono gli asset a garanzia. L’asset Rudi Garcia, che un giorno sì e l’altro pure urla «i migliori siamo noi». C’è l’asset Walter Sabatini, che a Trigoria con l’occhio innamorato dice: «Questa squadra ha tutto per portare a casa qualcosa». Ha tutto sì, perché da qui in avanti si vedrà un’altra Roma, forse la vera Roma, di sicuro una Roma mai vista. Tornano tutti: dietro una sosta di campionato, c’è una squadra che fa il pieno di fiducia.
Roma cambia pelle Fiducia che servirà, perché in un mese la Roma si gioca l’aggancio alla Juventus e la qualificazione agli ottavi di Champions League. Essere secondi, dopo aver giocato in apnea, era un traguardo. L’obiettivo di Garcia è che in campionato non diventi un’abitudine. Come? Magari anche cambiando strategie. Il rientro di Strootman è l’assist migliore. Ieri l’olandese ha giocato tutti i 70 minuti di partitella organizzata con la Primavera: buone sensazioni, ma pure la convinzione che per essere considerato un titolare bisognerà aspettare almeno dicembre. Da lì in poi, ogni scenario va considerato possibile. Magari anche quello di una squadra pronta a cambiare pelle in alcune occasioni, per sfruttare il potenziale di un reparto che giustifica ambizioni da scudetto. E così sarà probabile vedere contemporaneamente 4 dei 5 centrocampisti di Garcia, con Pjanic trequartista e una punta in meno.
Iturbe e Gervinho Punta che oggi, a leggere il rendimento, sarebbe Iturbe: l’argentino soffre l’inserimento in una squadra costretta spesso a costruire — almeno fino a quando non sblocca il risultato, a volte anche dopo —, l’esatto opposto del Verona di un anno fa. E poi mettici un ginocchio che scricchiola ancora dopo i colpi ricevuti allo Juventus Stadium. Eppure di Iturbe Garcia ha bisogno. A maggior ragione ora che la Coppa d’Africa è confermata e Gervinho, con la vittoria di ieri, si avvicina sensibilmente alla qualificazione. L’ivoriano (come probabilmente pure Keita) mancherà per un mese, dopo la sosta di Natale.
Nainggolan e la panchina Un guaio in prospettiva, nell’attesa Garcia è bene godersi la ritrovata abbondanza. Manca Castan e mancherà ancora per un po’ («Quando tutto sembra contrario, Dio mi incoraggia a proseguire», ha twittato il brasiliano), ma dopo la sosta Maicon e Astori rinforzeranno una difesa in costante emergenza. D’ora in poi la Roma potrà scegliere. Un po’ come il c.t. belga Wilmots, che mercoledì scorso ha deciso di non far entrare Nainggolan, che pure si stava scaldando nel test contro l’Islanda. Il Ninja non l’ha presa bene, da quel momento ha smesso di corricchiare ed è tornato in panchina, nonostante le insistenze del preparatore atletico della nazionale. In Belgio ne è nato un caso. A Trigoria, sotto sotto, il fatto che non abbia giocato neppure un minuto non è dispiaciuto affatto.