CORSERA (L. VALDISERRI) - Non si guarisce in pochi giorni e infatti la Roma perde a Monaco per 2-0 contro il Bayern e per la terza trasferta di fila, dopo Sampdoria e Napoli, non riesce a segnare nemmeno una rete. La medicina, però, una volta che sarà passata la nottata, potrebbe essere arrivata da Manchester, dove il City crolla contro il Cska Mosca, chiude in 9 per le espulsioni di Yaya Touré e Fernando, dà quasi l’addio alla Champions e riapre clamorosamente il girone. Il vero avversario della Roma per il secondo posto, adesso, è il Cska: i russi hanno raggiunto i giallorossi a 4 punti e il prossimo turno pre- vede proprio lo scontro diretto, a Mosca ma a porte chiuse per la squalifica inflitta dall’Uefa dopo i disordini dei tifosi in trasferta all’Olimpico. Per passare alla Roma potrebbero ora bastare due pareggi. È l’unica vera buona notizia, anche se adesso la Roma potrebbe finire pure quarta nel girone. Il resto è ancora una puntata di General Hospital, con Florenzi e Keita tra i nuovi infortunati e una partita dove i giallorossi hanno badato a non prendere un’altra imbarcata. Ci sono riusciti, ma è difficile esaltarsi per una sconfitta 2-0 in cui si creano due sole occasioni da gol: Nainggolan che nel primo tempo, ipnotizzato da Neuer in uscita cerca più il contatto per il rigore che un vero tiro in porta, e Gervinho nella ripresa, con una cavalcata delle sue respinta dal mostruoso portiere tedesco che replica con una parata ancora più difficile sul tiro che Nainggolan scaglia immediatamente dopo. La Roma ha fatto poco? Sicuramente sì. Ma non ci si poteva aspettare molto tra assenze (Maicon, Castan, Strootman, Balzaretti), giocatori in campo per scommessa (Torosidis), fascia sinistra sempre bucata dagli avversari (Cholevas e Cole) e gestione delle poche forze che sembrano rimaste in vista del campionato. Le scelte di Garcia, infatti, non passano inosservate. All’inizio stanno fuori Totti, Gervinho, Pjanic e De Sanctis. I primi tre sono i depositari della qualità nella Roma. Il portiere è al quarto avvicendamento in poche settimane e se contro Manchester City e Juventus c’era un problema fisico, contro Cesena e Bayern è una scelta. Si formano subito tre scuole di pensiero per commentare i cambi: 1) Garcia pensa soltanto al Torino, domenica sera, per non perdere terreno in campionato, vero obiettivo, e ha preservato i migliori; 2) ha tolto quelli che «difendono» meno per mettere in campo una squadra di pura corsa; 3) è in totale confusione. La terza ipotesi, negli ultimi giorni, è stata molto gettonata da una piazza in piena ebollizione, abituata forse troppo bene dall’anno scorso e adesso poco incline al- la riconoscenza. A Madrid, contro il Real, Brendan Rod- gers aveva fatto qualcosa di si- mile con il suo Liverpool. In vista della gara di sabato, contro il Chelsea, aveva lasciato fuori Gerrard, Balotelli, Henderson, Sterling e Coutinho. Risultato: 1-0 per il Real che aveva vinto già 3-0 ad Anfield. A Monaco, contro un Bayern che in casa adesso ha vinto 8 volte su 8 tra campionato e Champions, segnando 23 gol e subendone solo 2, finisce più o meno nello stesso modo. I te- deschi non dilagano, ma non rischiano quasi nulla. Vincono per inerzia, guidati alla perfe- zione da Guardiola in panchina che cambia il modulo dell’andata e trova in Alaba uno straordinario interprete di calcio moderno. Ribery surroga alla perfezione Robben, colpito da influenza, e segna il primo gol. Lewandowski dà lezioni di calcio da centravanti al povero De- stro abbandonato in avanti con Iturbe fragile spalla. Picchiare duro sulla Roma, adesso, sarebbe vile. La squadra deve recuperare uomini e fiducia, ma domenica sera contro il Torino serve una vittoria. In qualunque modo. Poi la so- sta potrà aiutare.