REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Come l'anno scorso, l'autunno ferma la Roma. Ha cambiato preparatore e preparazione, ha cambiato giocatori e allargato la rosa. Eppure, le caratteristiche della squadra sono le stesse, soprattutto il suo rendimento è, con uno scarto di date minimo, praticamente sovrapponibile a quello della stagione scorsa. La Champions semmai ha soltanto affrettato i tempi della "crisetta": lo scorso anno, tra il 1 novembre e 16 dicembre la Roma - che veniva da 10 vittorie su 10 - rallentò, al punto da collezionare appena 11 punti in 8 gare (1,3 a partita). Da Roma-Bayern del 21 ottobre a oggi, la Roma ha tenuto esattamente la stessa media, con 8 punti in 6 match. Complice anche qualche errore di Garcia, e un nervosismo tra i giocatori che lo scorso anno erano invece riuscito a contenerlo.
GLI ERRORI DI GARCIA: DA STROOTMAN A... PAREDES - Nel turbinio di malumori del day after, inevitabilmente, finisce anche Rudi Garcia: perché quel pallone perso al minuto 92 e 50 secondi da cui è nato il gol del pari lo aveva tra i piedi Kevin Strootman, buttato nella mischia con appena 6 minuti di calcio vero nelle gambe dopo 9 mesi di inattività, su un campo ghiacciato e con ancora addosso il timore di scontri e contrasti che inevitabilmente si porta dietro chi è reduce da un intervento al crociato. Una scelta che aveva lasciato stupefatti tutti già prima che si manifestasse apertamente nel dramma (sportivo, per carità) di quell'errore. Anche a Torino, contro la Juve, altra gara decisiva compromessa a pochi minuti dalla fine, la scelta di affidare all'esordiente Paredes il peso della mediana era parsa discutibile: il gol di Bonucci 2 minuti dopo il suo ingresso tolse i dubbi residui. E come non pensare al cambio Torosidis-Ljajic a Napoli, seguito - sempre dopo 2 minuti - dal raddoppio di Callejon, arrivato proprio da zona di campo in cui era venuto meno l'appoggio del terzino greco.
NERVOSISMO E ACCUSE - Fino a 7 secondi dalla fine di Cska-Roma, Totti e compagni sembravano essersi messi alle spalle una striscia se non proprio nera, certamente grigia. Poi la Roma è ripiombata nel buio delle proprie paure, dando sfogo a manifestazioni che rischiano di aprire ferite nel gruppo solido e unito di Trigoria. Le voci del giorno dopo raccontano di un certo nervosismo nello spogliatoio della Khimki Arena di Mosca, di qualche critica di alcuni compagni a De Sanctis che per questo ha voluto difendersi pubblicamente ("Se dite che ho sbagliato mi arrabbio"), puntando pubblicamente l'indice verso altri compagni ("La palla ce l'avevamo al 92'50", dovevamo tenerla") pur senza nominare nessuno. Scricchiolii figli di un momento in cui vincere è diventato faticoso, in cui le gambe non girano come dovrebbero e in cui gli impegni sono tanti e continui (solo Keita viene da 560 minuti consecutivi giocati nell'ultimo mese): condizione precaria e infortuni stanno lì a dire che la Roma è in crisi d'ossigeno.
TRAP: "CHE ERRORE DIRE VINCEREMO LO SCUDETTO" - Se spesso, nei match clou, la Roma ha pagato alcune strane scelte in corsa dell'allenatore, scelte singolari ne ha fatte anche davanti ai microfoni, almeno secondo un illustre collega: "Un errore dire pubblicamente vinceremo il campionato". Così la pensa un guru della panchina come Giovanni Trapattoni, a cui quell'uscita del tecnico proprio non è piaciuta: "Non so se l'abbia fatto per spronare tifosi o squadra, ma in Italia queste dichiarazione sono rischiose". Impossibile ignorarlo. Anche se il tempo per dimostrare di aver avuto ragione, a Rudi Garcia non manca.