CORSERA (L. VALDISERRI) - Pep Guardiola è un soffio di aria fresca in una stanza chiusa. Si può discutere se sia il miglior allenatore del mondo, ma non c’è dubbio che lui e nessun altro è il miglior testimonial per il calcio. Nella conferenza stampa prima di Bayern-Roma quasi si infuria alla domanda se all’andata la Roma è stata presuntuosa ad affrontare il Bayern a viso aperto, venendo punita con il pesantissimo 7-1 che, secondo molti, ha traumatizzato i giocatori anche nelle gare seguenti. «Che cosa c’è di brutto nell’essere presuntuosi? Non lo capisco. Io ammiro la gente che vuole vincere, quelli che dicono: vado e ci provo. La Roma, un minuto dopo l’1-0, ha avuto la possibilità di pareggiare con Gervinho. All’inizio del secondo tempo ha avuto quattro occasioni di fila. Essere coraggiosi sia contro gli avversari piccoli sia contro quelli grandi è una cosa più che positiva. Restando dietro a difendere, forse, la Roma non avrebbe perso così, ma di sicuro non avrebbe mai vinto. Tutto quello che la Roma ha costruito di buono con Rudi Garcia — e non è poco — è frutto del suo coraggio».
I cinici possono pensare: spera di rifilare altri 7 gol a un avversario che si scopre. Eppure la fede nel proprio gioco e il coraggio di alzare l’asticella sono l’unica via per costruire una grande squadra. Questo è il compito di Garcia: non vincere la Champions, ma portare la Roma a un livello più alto. Perdendo 7-1? È un rischio che si deve correre. Altrimenti c’è sempre la vecchia via: un difensore in più, un attaccante in meno. Il prezzo da pagare, però, è altissimo: i giocatori ambiziosi sono per squadre coraggiose. Se non le trovano, vanno altrove. Rudi Garcia, adesso, è di fronte a qualcosa di più di una partita. Paradossalmente è una gara quasi inutile.
Moltissimo, per come sono messi calendario e classifica, passerà dall’ultima gara, quella del 10 dicembre, all’Olimpico, contro il Manchester City. Ma come ci può arrivare la Roma? E, soprattutto, è peggiore il rischio di prendere un’altra imbarcata oppure di dare alla squadra il segnale che si è cambiato rotta perché il coraggio non è più pane per la Roma ed è meglio coprirsi? «Non cambieremo il nostro gioco, la nostra filosofia e la nostra identità. Questo, però, non vuol dire essere stupidi. In certe gare, quando si gioca contro le squadre più forti, ti devi adattare. Ma se vogliamo continuare a ottenere dei risultati bisogna continuare a seguire la linea del gioco che ci ha portato fin qui. A giugno 2013 sarebbe sembrato un grande risultato venire qui, all’Allianz Arena, a giocare».
Né presuntuosi, insomma, né paurosi. Ci può stare il rombo a centrocampo, con Pjanic trequartista, ma anche il solito 4-3-3: «Abbiamo poche possibilità di fare risultato positivo, forse una su dieci, però ce la giocheremo. Non siamo venuti a fare le vittime. Mi interessa più il contenuto che il risultato, perché so che qui nessuna squadra ha ancora fatto un punto. Nella rosa del Bayern ci sono sei giocatori nella lista dei 23 del Pallone d’oro, più Ribéry che era nella top 3 dell’anno scorso. Dobbiamo essere allo stesso tempo umili e coraggiosi, mettendo il naso alla finestra quando sarà possibile».
Torosidis sembra non poter recuperare, l’alternativa è inventarsi Florenzi esterno difensivo. Dubbi anche in attacco, tra Totti, Iturbe e Destro, ma potrebbe esserci anche una grande sorpresa: Ljajic. Più che una partita di calcio sembra un romanzo di formazione, alla «Giovane Holden». Al «vecchio Rudi» il compito di capire dove vanno a dormire le anatre di Central Park durante l’inverno.