GASPORT (D. STOPPINI) - Non è la Mille Miglia, neppure la 24 ore di Le Mans, ma a Radja Nainggolan un applauso toccherà pur farlo, mercoledì. Tutti in fila dietro al Ninja, che dalla Roma non esce mai. E che al 19’ di RomaCesena arriverà a quota 1.000 minuti giallorossi. Ma forse diventa più logico contare quelli che ha saltato, tra campionato e Champions: 9 in tutto, frutto di due sostituzioni nel finale, in due mesi di stagione, in oltre 16 ore passate ad alzare la terra dal campo. Ecco, se si cercava una fotografia dei tanti infortuni che hanno complicato il tour de force giallorosso, questa è la più indicativa. Non c’è riposo per Nainggolan, che al netto delle fatiche riesce spesso ad essere il migliore in campo, come contro la Sampdoria. «La verità è che la Champions consuma energie e noi non facciamo calcoli, anche se ci manca il turnover», ha detto Rudi Garcia dopo il pareggio di Genova. La differenza è tutta lì, tra la scorsa stagione e l’attuale. E si sapeva, per questo la Roma si era attrezzata con un organico profondo. Se la rosa per colpa degli infortuni si accorcia, ecco che i conti non tornano più.
Il perché della panchina E oggi che la Juventus è un po’ più lontana in classifica, il rimpianto aumenta pensando agli infortuni: De Rossi prima, Keita poi, entrambi al polpaccio. E lo stop di uno ha probabilmente causato il k.o. dell’altro: troppo esposto quel reparto, il cuore del gioco di Garcia. E se poi ci metti che Paredes non convince fino in fondo e che lo stesso Uçan, al netto dei problemi di crescita, è stato fermo per un guaio muscolare, ecco spiegata pure la panchina di Pjanic di sabato: se fosse partito dall’inizio, il bosniaco sarebbe il secondo più impiegato in assoluto, proprio dietro al Ninja. Due nazionali, per inciso, che certo non si risparmiano quando a chiamarli in campo è il Belgio o la Bosnia.
Poco ritmo L’esclusione di sabato di Pjanic era nell’aria, la scelta di Florenzi a centrocampo un po’ meno. Di sicuro la Roma ha dato l’idea a Genova di non aver nelle gambe e nella testa il ritmo per 90 minuti all’assalto. Non li aveva nelle gambe, non poteva averli, basti pensare a De Rossi: tornato dopo lo stop al polpaccio, in 8 giorni ha giocato tre volte da titolare. Non li aveva neppure nella testa, perché la botta con il Bayern è stata forte e i giocatori sono scesi in campo con il pensiero alla figuraccia del martedì precedente.
C’è Keita Pensiero che ha segnato Trigoria, molto più di quanto le parole dei protagonisti possano e vogliano confessare pubblicamente. Questione di autostima, che solo una vittoria può in qualche modo ricucire. Ecco perché la partita di mercoledì diventa snodo importante, snodo da non fallire. Servirà ritmo, specie a centrocampo. E allora una buona notizia potrebbe essere il rientro di Keita, oggi molto più possibile di quanto non si immaginasse prima di Genova. Chissà che non arrivi l’ora del riposo per il Ninja, oppure per De Rossi che si avvia a diventare il terzo calciatore della Roma per presenze, dietro Totti e Losi, alla pari con Santarini (344 presenze). Aspettando Strootman, per il quale «serviranno ancora settimane », ha spiegato Garcia. Aspettando pure Rabiot, che il ds. Sabatini vorrebbe a Trigoria per gennaio. A centrocampo non sono mai abbastanza, i giocatori. Perché Nainggolan merita applausi, ma la coperta ha bisogno di essere (ri)allungata.