IL TEMPO (A. AUSTINI) - Come a Manchester, ma stavolta c’è una stagione quasi intera davanti e la possibilità di prendersi delle rivincite. E allora: che le sette «scoppole» rifilate dal Bayern alla Roma servano da lezione per non ripetere più una figuraccia del genere. È decisamente diversa la reazione rispetto a quella che ha seguito la clamorosa sconfitta, identica nelle proporzioni, della Champions 2006/07: a Trigoria furono recapitati 120 chili di carote indirizzate ai «conigli» scesi in campo e la squadra sentì il bisogno di presentarsi compatta in sala stampa per mostrarsi ferita e pronta a rispondere alle critiche. Da allora sono cambiati tutti i giocatori tranne Totti e De Rossi, c’è una nuova proprietà, un allenatore straniero al posto di Spalletti e sono decisamente diverse le prospettive. Sarà per questo che il «perdono» dei tifosi è stato immediato, con la curva Sud a chiamare la squadra a raccolta al fischio finale, ad applaudirla e incitarla per il vero obiettivo stagionale: vincere lo scudetto.
«Siete i migliori del mondo, mi avete fatto piangere» scrive Pallotta nell’intervento mirato del giorno dopo sul sito ufficiale del club. Il presidente non si smentisce e dopo l’invito «a darsi una calmata» del post-Juventus, rivolge un altro messaggio molto «americano» e costruttivo: «Purtroppo - spiega Pallotta che ha seguito la gara negli States - è una di quelle brutte giornate. Nell’arco della mia vita, guardando i Boston Celtics, ho già vissuto molte giornate del genere in quella strada che ci ha portati a vincere 17 titoli Nba. Un giorno non cambia nulla, sono incidenti di percorso nella strada che porta alla gloria. Sono molto orgoglioso di far parte della Roma».
Nessun riferimento alla squadra, a quello ci ha pensato Garcia che in un tweet ha sintetizzato il discorso fatto ai giocatori prima dell’allenamento di ieri: «Anche se fa male abbiamo già rialzato la testa. Siamo secondi nel girone e possiamo qualificarci. I nostri tifosi ieri - sottolinea il tecnico - ci hanno dato tanta forza». Al gruppo Rudi ha chiesto un’immediata risposta nella partita di sabato a Marassi, mentre nei prossimi giorni analizzerà nel dettaglio davanti al video gli errori commessi contro il Bayern. Le prime urla di Garcia sono arrivate nell’intervallo del match all’Olimpico, perché all’esterno vuole difendere i giocatori ma nello spogliatoio si è fatto sentire. A fine partita, poi, il confronto è diventato acceso tra gli stessi calciatori, con Nainggolan pronto a sottolineare le «mancanze» di alcuni compagni. Normali dinamiche di gruppo, a maggior ragione nei momenti in cui la tensione inevitabilmente sale. I dirigenti hanno rivisto la partita ieri mattina a Trigoria e ne hanno tratto una convinzione: il crollo della Roma è stato soprattutto nervoso. C’è stata una partita fino al secondo gol di Goetze e una senza storia iniziata da quel momento.
Nel dibattito interno della società, c’è pure chi punta il dito verso Garcia. Stavolta è innegabile che l’allenatore abbia le sue colpe: il Cole di oggi non può contrastare Robben e, più in generale, l’approccio della Roma è stato un po’ troppo spavaldo, senza quell’umiltà necessaria quando si affronta una corazzata come il Bayern. In fondo, la lezione di Guardiola è iniziata il giorno prima della partita: mentre Garcia e De Rossi nella conferenza stampa della vigilia si sono mostrati fiduciosi sulle possibilità della Roma, Pep e i suoi giocatori hanno riempito di complimenti l’avversario.
L’altra consapevolezza maturata ieri nei corridoi di Trigoria riguarda un problema evidente di personalità della squadra quando mancano certi giocatori: da Maicon a Castan, da Strootman a Keita, è mancato un po’ di «spessore» ed esperienza in un esame forse troppo prematuro per una Roma che vuole diventare grande ma deve ancora superare tanti passaggi obbligati.