IL MESSAGGERO (L. BOGLIOLO) - Quell’auto che secondo i primi rilievi degli investigatori andava a forte velocità, ha invaso la corsia opposta e si è schiantata come un proiettile su Stefano e Cristian. «Perché non sono ancora tornati? Dove sono?» ha chiesto martedì sera Luana al fratello Davide che è uscito subito di casa per cercare il cognato e il nipotino. Li ha trovati, ha visto Cristian a terra e ha dovuto avvertire la sorella. «Gridava, si disperava, l’urlo di una mamma che perde un figlio non si può descrivere» le parole di chi c’era e ha assistito allo strazio vissuto dalla famiglia delle vittime.
LA SCIARPA - Dopo qualche ora Luana saprà che anche suo marito Stefano non ce l’ha fatta. «Siamo sole, ora siamo rimaste sole» continua a ripetere Luana pensando alla figlia di tre anni. La giovane mamma, capelli raccolti, ha la sciarpa della Roma che l’avvolge come per ricordare l’ultimo abbraccio del marito e del figlio, chiamato Cristian come il figlio di Totti. Luana, anche lei steward all’Olimpico come il marito, entrambi romanisti nel cuore, trova la forza di accarezzare le foto di Stefano, Cristian e Francesco Totti che scaldano da sempre la concessionaria di auto gestita insieme alla famiglia di lei. Le lacrime solcano il volto di Luena pallido per il dolore, il corpo accoglie abbracci degli amici che come in una processione arrivano a testa bassa, mentre lo sguardo respinge ogni frase di speranza: «Hai tuo papà vicino, tuo fratello, fatti forza» le dicono gli amici.
LE LACRIME - Luana è frastornata, il fratello Davide l’abbraccia, pensando alla catena del dolore che sembra accompagnare la sua famiglia. «Nostra madre è morta tre mesi fa, adesso questa tragedia: il piccolino, mio nipote, non riesco a pensarci. Stefano che per noi era tutto, un papà e un marito perfetto». «Era come un figlio, un figlio, un bravo ragazzo e un grande lavoratore» dice Ezio il papà di Luana che prova a farsi forza, ma traballa, piange, singhiozza, deve appoggiarsi all’auto e strapparsi via dal volto, quasi con rabbia, le lacrime. «Ricordatelo così - dice un amico - ricordatelo come un ragazzo che ha sempre lavorato, amava più di ogni altra cosa sua moglie e i suoi bambini». La rabbia si intuisce solo negli occhi degli amici di Stefano, tanti papà. Ma non si lasciano andare a commenti di vendetta, lasciano solo trasparire un senso di ingiustizia piombato addosso senza scampo quando il tam tam nel paese gli ha fatto arrivare la notizia: «Stefano e Cristian a bordo della moto al ritorno dall’Olimpico travolti da un’auto con a bordo tre persone di nazionalità romena risultati negativi agli alcol test». «Adesso andiamo a casa» sussurra Luana, occhi come sfere di cristallo in frantumi.