CORSERA (A. ARZILLI) - Tradimento o beata sincerità? Queste le tesi delle opposte fazioni di laziali che da due giorni si danno battaglia a colpi di post sul tweet di Alessandro Nesta: «Ieri sono riuscito a fare il tifo per la Roma, oggi si tifa Juve. Non mi riconosco più...», messaggio riferito agli impegni delle due italiane in Champions.
Il fatto è che pure i tifosi biancocelesti non riconoscono più uno dei loro idoli più controversi. Nell’età dell’oro Nesta univa tutti: ogni laziale era innamorato del capitano dello squadrone messo su da Sergio Cragnotti. Romano, laziale e con la fascia al braccio, un perfetto simbolo (tra l’altro coetaneo, entrambi nati nel 1976) da opporre a Francesco Totti. Adesso Nesta divide, proprio nel momento in cui il confronto cittadino pende tremendamente verso la Roma formato europeo, mentre la Lazio di Stefano Pioli è ancora alla ricerca di un’identità precisa in campionato. C’è chi non ci gira intorno e definisce Nesta un «traditore ». Ma c’è anche chi non riesce a prendersela con il più famoso numero 13 della storia laziale. Forse, anzi è così, in memoria di un passato tanto glorioso quanto travagliato, fatto di molte gioie e di qualche dissapore concentrato soprattutto nella delicata fase dell’addio, l’estremo sacrificio consumato nel 2002 per evitare la bancarotta del club. Una cesura netta e dolorosa che ha lasciato la bocca amara. Un derby combattuto solo a metà (il famoso 1-5 con Nesta in confusione e sostituito) e lo striscione emerso dalla Nord per congedare definitivamente l’ex capitano migrato al Milan in lacrime, sì, ma a sollevare coppe: «Al derby ci hai abbandonato, addio finto capitano».
Un amore tradito. E invece no. Perché, dopo 12 anni, sembrava che lo strappo fosse ricucito, almeno un po’. Lo scorso 12 maggio, in occasione della festa «Di padre in figlio » nell’Olimpico stracolmo, Nesta fu accolto da un’ovazione. Un applauso lunghissimo ebbe il senso del perdono, della riconciliazione, del bentornato nella famiglia laziale. Fino al tweet della discordia, un messaggio dettato dall’amor patrio ma che sottolinea quanto attualmente sia squilibrato il rapporto tra la Lazio e la Roma. Il derby può essere una livella, certo. Però funziona solo per due giorni l’anno. È proprio questo dislivello il tema che più fa dannare i laziali. E se la città biancoceleste non si rassegna, dentro la Lazio di oggi si dà per scontata una certa sudditanza. «I tifosi vorrebbero che noi fossimo allo stesso livello della Roma, ma questo è un compito arduo, loro sono più forti finanziariamente - ha detto ai media francesi Filip Djordjevic, idolo biancoceleste fresco d’investitura -. Noi siamo una buona squadra, l’obiettivo è classificarci almeno tra le prime cinque ». Basterà a riaccendere la passione di Alessandro Nesta?