CORSERA (A. ARZILLI) - Un conto è Lotito, un altro è la Lazio. Sembra il mantra dei biancocelesti per giustificare il ritorno all’Olimpico pur tenendo costante la loro protesta. Ma, in realtà, descrive anche la forbice nel rapporto tra il club e presidente, con il primo in pieno regime di «spending review » che gli è valso la tripla A della più importante agenzia internazionale di rating (Standard& Poor’s) e il secondo, invece, mai così ricco, popolare e rampante. Al netto della scalata alla politica federale, infatti, sono le aziende «altre» di Lotito (business vari: pulizia, vigilanza, immobiliare e ristorazione) a conoscere il periodo di massimo fulgore economico. E proprio mentre l’asset originale, la Lazio appunto, continua il suo trend quinquennale di flessione sportiva del quale la Coppa Italia 2013 rappresenta solo la splendida anomalia. Basta pensare alla maxi commessa recentemente vinta da Lotito con il ministero del Tesoro attraverso le sue Linda srl e Snam Lazio Sud, appalto (lotto attribuito dalla Consip che cura gli acquisti di beni e servizi per la p.a.) da 172,3 milioni di euro per la pulizia nelle scuole. Buono anche per la Lazio, verrebbe da dire, è logica: più soldi e più giocatori. Le aziende in questione (le due citate più le altre della scuderia, Salernitana compresa) nell’arco di 12 mesi hanno più che raddoppiato il volume del fatturato con la Lazio (dai 6,5 milioni del 2013 agli oltre 14 di quest’anno). Potrebbero vivere di vita propria e magari aiutare il club a comprare il difensore che manca per riemergere dal torpore degli ultimi cinque anni, invece accade il contrario: la Lazio che taglia il monte ingaggi (ora circa 55 milioni, ma il piano prevede una riduzione del 30%) per sopravvivere senza rinunciare alla tripla A.
Lazio, Lotito taglia il monte ingaggi ma le sue aziende sono al top
14/10/2014 alle 10:40.