GASPORT (C. ZUCCHELLI) - Uno è reduce da un infortunio e dovrà forzare, almeno sabato, il suo rientro in campo. L’altro spera di fare il suo esordio da titolare con la maglia giallorossa. Uno ha nelle gambe 37.475 minuti e 456 presenze tutte con la maglia della Roma, l’altro ha 31 minuti totali in Serie A, di cui solo la metà da romanista. Uno è Daniele De Rossi, l’altro è Leandro Paredes: complici l’assenza certa di Seydou Keita e i rientri all’ultimo minuto di Pjanic e Nainggolan dalle rispettive nazionali, dovrebbero giocare uno al fianco dell’altro sabato pomeriggio (ore 18) all’Olimpico con il Chievo.
Destino Una squadra, quella allenata da Corini, che fa parte del destino di entrambi: se infatti Paredes oggi è un calciatore giallorosso, è anche perché lo scorso gennaio la società veronese ha accettato la proposta di Walter Sabatini, che lo ha parcheggiato (infortunato) in prestito dopo averlo preso dal Boca Juniors, aggirando in questo modo anche la regola sul tesseramento degli extracomunitari, visto che la Roma aveva esaurito le sue caselle. Un’esperienza poco felice, in cui ha collezionato solo 15 minuti contro il Torino e 2 presenze con la formazione Primavera. Quasi un affronto per un calciatore che in Argentina, giovanissimo, è stato paragonato ai più grandi trequartisti e da quelle parti non succede proprio a tutti. Basti rileggere quello che scrissero i giornali argentini quando Paredes, cercato anche dal Milan e da club inglesi, lasciò Buenos Aires: «La Roma — titolo Olé — dopo Lamela porta a casa un’altra stella argentina ».
A scuola Sabato dovrebbe avere la chance di dimostrare qualcosa alla sua ex squadra e molto a Rudi Garcia, che spesso in conferenza stampa si è sbilanciato sulle sue qualità e che a fine stagione insieme a Sabatini dovrà decidere se riscattarlo definitivamente. Dovrebbe giocare in un ruolo, interno di centrocampo, che non è propriamente il suo: «Ho giocato sempre trequartista — ha detto pochi giorni fa in un’intervista a Roma Tv — ma in questa squadra si gioca il 4-3-3 e posso stare anche a centrocampo». Di certo avrà la vita più facile se seguirà i consigli di Daniele De Rossi. «Nella Roma posso ispirarmi a grandi giocatori, a Miralem Pjanic, a Francesco Totti e a Radja Nainggolan, sono tutti bravissimi in mezzo al campo come anche Keita. Poi c’è Daniele De Rossi che parla molto con me e io posso imparare tanto da lui».
Chi si rivede... Può imparare, ad esempio, come fare gol al Chievo, che è una delle vittime preferite di Daniele: contro i gialloblù ha esultato già 4 volte (meglio ha fatto solo contro l’Inter, a cui ha segnato 6 volte), tutti gol che hanno un significato particolare. La doppietta del 30 aprile 2006 a Verona (4-4 il risultato finale) è finora l’unica in Serie A del centrocampista, che ne ha realizzata un’altra contro il Gent nei preliminari di Europa League nel 2009 e una in Nazionale (contro la Georgia). Ha un sapore amaro, invece, il gol realizzato il 16 maggio del 2010 (aveva segnato anche all’andata) in un Bentegodi invaso da oltre 20 mila romanisti.
Lacrime Era l’ultima giornata e la Roma di Ranieri inseguiva ancora il sogno di poter vincere lo scudetto: vinse la partita ma non il tricolore, finito come due anni prima all’Inter (con lacrime infinite proprio di De Rossi e Totti) e sugli spalti apparse uno striscione «Chi tifa Roma non perde mai», destinato ad entrare nella storia giallorossa. Come ha già fatto De Rossi e come sogna, per il momento, il suo allievo Paredes. Anche perché, sempre quel giorno, i tifosi romanisti esposero un altro striscione: «To be continued...» che ben si sposa a quello che Paredes sogna di fare. Magari proprio da sabato.