IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - E, alla fine, per una volta il regalo lo hanno fatto a lui. Francesco Totti, forse, aveva abituato tutti troppo bene e così, nel giorno del suo trentottesimo compleanno, è passato all’incasso dopo esser andato, per anni e anni, direttamente alla cassa, e senza badare a spese. Ci hanno pensato prima il suo amico Florenzi e poi Destro a farlo sorridere, a farlo divertire, a non rovinargli la festa. E a far impazzire la gente romanista. Avrebbe voluto, Francesco, pensarci direttamente lui ma non era serata. Ecco perché ha accettato serenamente il cambio, ecco perché dalla panchina ha continuato a “giocare” come se stesse ancora in campo. E al momento del gol di Florenzi ha fatto invasione di campo alla pari degli altri panchinari per andare a prendere a pizze in testa l’orgoglio di Vitinia.
Il coro dello stadio - Sulle note di Jovanotti, anche lui in giornata di candeline, il capitano è entrato in campo per il riscaldamento insieme con i suoi compagni. Ultimo, stavolta, a sbucare dal tunnel, e non primo come in tutte le altre occasioni. Lo speaker dell’Olimpico ha chiamato più volte il suo nome e la gente, dalla Sud alla Nord, ha immediatamente risposto facendogli in coro gli auguri. Totti ha ringraziato, mostrandosi molto concentrato. Poco spazio ai sorrisi, alla voglia di lasciarsi andare. Terminato il riscaldamento, Francesco si è avviato verso gli spogliatoi ma prima di infilarsi nel ventre dello stadio ha avuto tempo e modo di salutare Luca di Montezemolo, accompagnato fin sotto il tunnel da Giovanni Malagò (per il capitano cena di compleanno all’Aniene, dopo la partita). Un abbraccio, un bacio ai bambini che erano con l’ex presidente della Ferrari e via. «Sventola alta la nostra bandiera, Francesco Totti leggenda vera», il testo sul maxi stendardo apparso in Tevere all’ingresso in campo delle squadre. E in ogni angolo dello stadio magliette giallo e rosse con il numero 10 e migliaia di messaggi, su carta o su stoffa, per il capitano. E la sua partita? In punta di piedi, ma animato dalla voglia continua di arrivare a far male a Gollini. C’era un muro bianco, però, davanti alla porta del Verona. Totti, intorno alla mezzora, ha provato a dare un senso alla serata, ma il tocco da mezzo metro, e molto decentrato, ha trovato il piedone di Sorensen a negargli la soddisfazione di salire a quota 236 reti in Serie A. In avvio di ripresa un altro tentativo, stavolta su assist di Maicon, ma la palla è finita per un soffio sopra la traversa, deviata da Gollini. Segno che doveva andare così, segno che - per una volta - la gloria toccava ad altri. «Grazie, tifosi: ieri come oggi mi fate sempre sentire speciale. Siete unici e fantastici», il suo regalino via internet.