ILTEMPO.IT (E. MENGHI) - Mesi di tensione celata dietro falsi sorrisi e allenamenti in solitaria aspettando una squadra disposta a spendere per evitare che il caso si ingigantisse fino alla possibilità di finire fuori rosa. E adesso la verità. Due diverse, in realtà. La prima è arrivata dalla Germania, dove Mehdi Benatia si è sistemato, l’altra dagli Stati Uniti, da dove il presidente Pallotta osserva e, quando serve, interviene.
Stavolta è servita la sua voce, tradotta in un comunicato ufficiale, perché il marocchino ha tirato in ballo la società giallorossa, sminuendola: «Parlai del mio futuro col direttore sportivo Sabatini. Loro – ha raccontato a Kicker.de – volevano tenermi, ma c’era bisogno di cedermi per fare cassa e ciò mi ha infastidito, perché volevo restare. Mi cercavano Manchester City e Chelsea, ma ci sono stati approcci anche con Barcellona e Real Madrid. Sia chiaro, sono felice di essere al Bayern. Mi piace molto Monaco, anche se qui fa un po’ freddo. Con Totti in allenamento non potevo essere troppo aggressivo, perché avevamo bisogno di lui in campionato. Questa volta sarà diverso. Quando gioco, non guardo in faccia nessuno. Nei 90′ sul campo contano la mia squadra, i miei compagni e la vittoria. Non ho amici». Di certo non se ne è lasciati molti dietro.
Pallotta non è rimasto a sentire: «È evidente come Benatia abbia continuato a costruire il proprio castello di invenzioni negli ultimi due mesi. Lo scorso mese di luglio, a Boston, avevamo raggiunto un accordo verbale che prevedeva un adeguamento e un aumento salariale. Dopo avergli detto in maniera esplicita e tassativa che volevamo che rimanesse con noi, mi ha detto di esserne molto felice». Ma non è filato tutto liscio, anzi: «Nel corso del mese successivo, ha mentito sia a Rudi Garcia sia ai suoi compagni di squadra sulla sua reale volontà di restare e sulle cifre dell’adeguamento. Il fatto che abbia mentito a me è qualcosa con cui posso in una certa misura fare i conti. Aver mentito a Rudi Garcia e ai suoi compagni lo ritengo assolutamente inaccettabile». Al punto da chiedere un confronto con il ds e l’allenatore per l’ok alla cessione di quello che ormai era diventato un punto malato all’interno del gruppo: «A Sabatini ho detto che stava avvelenando lo spogliatoio e che lo volevo fuori: sia Rudi che Walter hanno concordato con me. Non è stata una questione di denaro, è stata una questione di personalità nel nostro spogliatoio. La nostra posizione finanziaria è molto solida. Come proprietari della Roma siamo chiamati costantemente a prendere decisioni difficili. Come tifoso della Roma, sono profondamente deluso che un nostro calciatore si sia comportato in questo modo». Una storia ben diversa da quella di Lamela e Marquinhos.