GASPORT (D. STOPPINI) - Oggi è il giorno. Il Comune dirà sì, a meno che le frizioni della giornata di ieri fra Pallotta e la Giunta di Marino non partoriscano colpi di scena. Oggi alle 17, sul nuovo stadio della Roma, è atteso il via libera della Giunta. I paletti ormai sono chiari, vanno solo svelati i contorni: in quale modo il Comune chiederà di vincolare — la famosa «indissolubilità» — la proprietà del nuovo impianto alla società sportiva? Di sicuro non basterà «girare» le stesse condizioni d’affitto — 2 milioni all’anno dalla Roma alla NewCo creata per l’occasione — all’eventuale nuovo azionista di maggioranza che dovesse succedere a Pallotta.
LA POLEMICA Quello della proprietà, in ogni caso, è diventato il tema principale della discussione. Perché una frase di Pallotta a RomaRadio ha scatenato un botta a risposta con il coordinatore della maggioranza comunale, Fabrizio Panecaldo. «È una questione ridicola», ha detto Pallotta. Per la verità la traduzione corretta dell’aggettivo usato dal presidente sarebbe «assurda». Ma intorno al primo termine si è orientata la risposta di Panecaldo: «Da parte di Pallotta non guasterebbe un po’ più di rispetto. Sappiamo bene che la legge sugli stadi consente una proprietà distinta tra società e sportiva e nuovo impianto. Ma vogliamo lo stesso una clausola di indissolubilità. Lavoriamo per l’interesse pubblico, la nostra preoccupazione semmai sarà eccessiva, ma mai ridicola».
LE CIFRE La conferma del canone dei 2 milioni da parte di Pallotta ha tirato dentro — anche se in maniera silenziosa — pure il Coni. Perché il presidente ha detto: «Attualmente la Roma paga 8 milioni per lo stadio». In realtà dal Coni fanno sapere che il canone d’affitto dell’Olimpico è di 2,4 milioni, non troppo superiore ai 2 milioni di Tor di Valle.
PANNES AL LAVORO Detto che i contatti tra Mark Pannes, ex consigliere della Roma ora alla guida della NewCo dello stadio, e il Comune sono stati frequentissimi nelle ultime ore, l’altro nodo su cui c’è stata discussione sino alla tarda serata di ieri è la clausola da 160 milioni di euro che il Comune si riserva di chiedere a Pallotta qualora il presidente dovesse decidere di vendere l’impianto. Clausola che il Comune esige e che il presidente della Roma non pare intenzionato ad accettare. Infine il nodo delle opere pubbliche, sparito dai radar nelle ultime. Curiosamente, giusto da quando il Comune si è impegnato a suddividere la torta dei lavori che verranno tra più imprese possibili