IL TEMPO (L. SALOMONE) - Non ce la fa più ma non molla. Altro che dimissioni. È deluso per il fallimento della trattativa Astori, ora però è più preoccupato per le minacce di morte a lui e alla sua famiglia. Nel delirio di questo momento biancoceleste c’è anche Igli Tare bersaglio, insieme al presidente Lotito, di sedicenti tifosi. L’autolesionismo dei laziali è arrivato al punto di «sabotare» il telefono privato del direttore sportivo pur di far vendere la società. Ma andiamo con ordine. Il rapporto con la tifoseria è stato difficile, le minacce ci sono sempre state, «fanno parte del mestiere», ha sempre detto anche se le contestazioni a lui e al presidente hanno spesso raggiunto toni troppo aspri e soprattutto minacciosi.
A fine gennaio si era già superata la misura. Ultimo giorno di mercato, Lotito vende Hernanes e il telefonino di Tare, conosciuto da molte persone finisce su internet e sui forum di riferimento dei tifosi laziali. Duemila messaggi di protesta conditi da minacce personali e ai suoi bambini tanto che la polizia ha sospeso quell’utenza e cominciato l’indagine. Oltretutto in quell’ultimo giorno di mercato quel telefonino era andato in tilt impedendo un lavoro che magari avrebbe portato qualche risultato migliore alla Lazio.
Tant’è, Tare cambia numero, la situazione si normalizza (si fa per dire perché spesso per strada si prende qualche vaffa o insulto gratuito), il dirigente albanese riceve ordine di dare il suo nuovo numero solo a persone di fiducia. Comincia quindi a girarlo ai calciatori, ai procuratori, agli amici ma senza avere il WhatsApp proprio perché su quello precedente aveva messo una foto di uno dei suoi bimbi che poi era stato individuato: una situazione pericolosa che poteva degenerare.
Col nuovo numero nessun problema fino all’altra sera, per ironia della sorte il giorno del suo 41esimo compleanno. «Dopo la notte di Auronzo di Cadore - spiega Tare - e il confronto con i tifosi per Astori sotto l’albergo della squadra sono ricominciati i guai. Qualcuno deve essere di nuovo entrato in possesso del mio numero e me lo sono ritrovato su internet. Sono cominciati ad arrivare i soliti messaggi di minaccia ma non solo. Ho ricevuto telefonate strane, come una dall’Alitalia. Qualcuno aveva prenotato un volo a mio nome per Rotterdam (è in corso la trattativa per acquistare il difensore De Vrij, ndr). Ho passato due ore a disdire per capire chi fosse stato, che cosa stesse accadendo». Si blocca, l’amarezza è grande per questo nuovo contrattempo, poi riprende: «Si divertono, hanno falsificato la mia voce con un dirigente di un club del sud per l’acquisto di un calciatore che stava prendendo un aereo per venire a Roma... Sono caduto dalle nuvole, per fortuna ho bloccato tutto in tempo. Poi migliaia di messaggi di insulti e minacce. L’altra notte sono andati oltre, hanno chiamato anche il telefono di mia moglie e mi sono cominciato a preoccupare».
È partita la denuncia alle autorità competenti contro ignoti ma forse non basterà a fermare quelli che si divertono a seminare veleni e insulti: «È incredibile - chiarisce Tare - che in un paese come l’Italia non si riesca a proteggere la privacy. Nelle prossime ore sarò costretto a cambiare di nuovo numero di cellulare e non sarà facile perché è uno strumento fondamentale del mio lavoro. Sono tanti i problemi che avrò ma quello che mi dispiace di più sono le cose che vengono dette alla mia famiglia». Ricomincerà il giro di dirigenti e amici («mi hanno consigliato di darlo a meno persone possibile, così è dura», ha spiegato), la nuova utenza è già pronta.
La protesta corre sul filo del telefono di Tare, appuntamento al prossimo numero con la speranza che questo giochino finisca. Finalmente. Al di là della legittimità di una contestazione che, è bene ricordarlo, riguarda sempre una squadra di calcio.