IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Prandelli racconta la sua verità. Semplice e scontata. Cioè di non aver mai illuso Rossi. E di aver bocciato comunque Destro. Pepito scartato, dunque, perché ancora indietro fisicamente e di conseguenza frenato psicologicamente. Mattia, invece, più per una questione caratteriale che tecnica. Il ct conferma la sua posizione nei confronti dei due grandi esclusi. E di essere ancora irritato per la reazione di entrambi. Il romanista non gli è piaciuto già prima di scegliere i 23 per il Brasile, per l’incertezza mostrata ad accettare il ruolo di riserva a Mangaratiba. Il viola per la rabbia dopo il taglio. L’affetto rivolto a Rossi, a differenza della freddezza con cui ha sistemato Destro, non deve trarre in inganno. E’ stato severo, anzi cattivo, con tutt’e due. Trattati male in pubblico, più che in privato. Come a indicare, ai tifosi della nazionale, i colpevoli. Sono loro e non lui. Prima della partenza per Rio de Janeiro ha voluto chiudere i due casi ingombranti. Per non portarseli dietro. E ridimensiona anche il problema fisico di Balotelli: affaticamento agli adduttori e non pubalgia. Fa niente che al Milan siano preoccupati, il centravanti è lui. Si fida di SuperMario, unica punta nell’amichevole di Perugia. Alle sue spalle, Candreva e altri cinque centrocampisti. Oltre Marchisio, tre palleggiatori come Verratti, Pirlo e De Rossi. Prove di convivenza nel sistema di gioco alternativo, lo stesso provato contro l’Irlanda: 4-1-3-1-1. Con l’abbassamento di De Rossi tra i difensori centrali e l’avanzamento dei terzini sulla linea dei centrocampisti, ecco il 3-5-2 della Juve campione per tre anni di fila. E dell’Italia, all’inizio di Euro 2012. Il modulo definitivo, però, lo deciderà in Brasile. Non è ancora il momento di svelarlo ai colleghi-rivali del mondiale.