IL TEMPO (A. SERAFINI) - Il cuore pende ancora da una parte, ma quando Daniele De Rossi indossa la maglia della nazionale sboccia il suo secondo amore. Di ritorno da Londra dove il centrocampista ha collezionato la sua presenza numero 94 in azzurro (raggiungendo Facchetti), l'attenzione è puntata ovviamente soltanto sull'imminente partenza per il Brasile. «Non parlerò della Roma in questo momento, il campionato è finito e penso soltanto al Mondiale», risponde prontamente Daniele seduto in conferenza stampa a Coverciano. Un tentativo lecito, ma invano quando poi viene tirato in ballo il suo sentimento più grande.
E allora, come sempre, il numero 16 tira fuori tutta la sincerità possibile prendendo posizione sulla vicenda legata al suo compagno giallorosso Benatia, finito nel vortice degli intrecci del mercato estivo: «Anche io lo scorso anno sono stato disturbato dalle voci di mercato. La cosa importante è che ieri Sabatini ha parlato del Benatia uomo, calciatore, professionista, della sua voglia che ha sempre messo in campo nella Roma. Non so come finirà, ma, se dovesse rimanere con noi, nessun tifoso lo guardi con gli occhi storti, perché ha dato più di noi romani dal punto di vista umano. Poi il campo parla da solo».
Più che fare quadrato quindi, De Rossi alza una vera e propria muraglia intorno al gruppo che ha contribuito alla splendida stagione giallorossa appena terminata: «C'è soltanto da imparare da uno come lui - prosegue il numero sedici della Roma - a livello di intensità, impegno e collaborazione in campo e nello spogliatoio». Un merito conseguito grazie anche all'ottimo lavoro svolto da Rudi Garcia, fresco del rinnovo contrattuale siglato sino al 2018. Una splendida notizia per il centrocampista: «Sono contento, credo che sappiate che qualunque romanista debba essere contento di questo rinnovo. Ero sicuro che sarebbe rimasto perché glielo avevo chiesto e mi aveva detto di sì. Non credo che mi avrebbe mentito».
Prima di partire oltreoceano c'è anche il tempo di chiarire le tante sfaccettature del codice etico di Prandelli, che spesso lo hanno coinvolto personalmente. Così come la diversità di giudizio applicata nei confronti di Chiellini, punito dal Giudice Sportivo, ma non dal ct dopo la gomitata rifilata a Pjanic durante l'ultimo Roma-Juventus. «Non provo nessuna invidia - ha spiegato De Rossi - anzi sono contento che Giorgio sia qui. Sarebbe stato assurdo non portarlo ai Mondiali per quel gesto. Normalmente in casi del genere si possono creare interpretazioni e strumentalizzazioni, perché non è molto chiaro giudicare un atto violento piuttosto di un altro. Quando sono stato punito io, credevo fosse giusto per il codice etico. Ma un giocatore non può perdere un Mondiale per un gesto come quello di Chiellini».
E le metodologie applicate da Prandelli non faranno perdere al Paese la voglia di sostenere gli azzurri. Soprattutto quando arriverà il momento dell'esordio con l'Inghilterra: «Questo è un gruppo che sta legando sempre di più e l’infortunio di Montolivo potrebbe unirci ulteriormente. Mi dispiace però per Riccardo perché meritava di essere con noi. È sempre stato un ragazzo positivo e corretto. Rimaniamo però tra le squadre che possono vincere il torneo». Ne è sicuro anche il brasiliano Maicon: «Temo l'Italia, è una squadra che arriva sempre in fondo in queste competizioni».