Spari e bombe, nessun colpevole

07/05/2014 alle 10:37.
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IL FATTO QUOTIDIANO (R. DI GIOVACCHINI) - Adesso è mistero su chi ha sparato a Tor di quinto, in quella mezz’ora di ordinaria follia tra violenza, bombe carta e spranghe con cui si sono fronteggiati 50 tifosi napoletani e il presidio giallorosso di “Gastone”. Unico responsabile, continua a dire la . Ma ieri, mentre le condizioni di Ciro Esposito al Gemelli si sono improvvisamente aggravate, l’esame dello stub ha dato esito negativo. Negativo? Non positivo al cento per cento, dice la polizia scientifica, ed è su questa improvvisa voragine che si apre in un’inchiesta piena di buchi neri, che si profila lo scontro tra accusa e difesa e quello più sotterraneo tra procura e che da giorni si avverte e nessuno conferma. I testimoni inchiodano Daniele , insiste la Digos, che poi sono i feriti Alfonso Esposito e Gennaro Fiorucci. Più un terzo, senza nome, non coinvolto nella sparatoria, certo di averlo visto con la pistola in pugno. Ma la polizia non c’era, è arrivato un’ora dopo e non c’è neppure un video che abbia ripreso la sparatoria.

Chi c’era oltre Daniele a fronteggiare i napoletani? Sullo sfondo s’intravedono nel fumo tre o quattro ombre con il casco che fuggono. Tutto da rifare a quattro giorni dagli scontri che hanno insanguinato la finale di Coppa Italia. La partita - che si è svolta grazie a Genny ’a carogna? Forse sì o forse no, intanto il tifoso napoletano è stato punito ieri dal ministro Alfano a 5 anni di Daspo, misura che lo terrà fuori dagli stadi, mentre ancora si ceca di capire quale ruolo abbia avuto nel colloquio con Hamsik che ha dato il via libera alla partita. La procura sta valutando l’opportunità di ascoltare il calciatore del che ha assistito al dialogo tra poliziotti e tifosi della curva A. Questioni di opportunità rinviano la decisione. Nel caos seguito alla mancata conferma dello stub l’ultras romanista resta comunque accusato del tentato omicidio di tre tifosi napoletani raggiunti dai proiettili che lui nega di aver esploso. Sarà interrogato domani mattina, nel centro clinico di Regina Coeli dove nelle ultime ore sarebbe stato segretamente trasferito per motivi sicurezza. Protestano i suoi avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso, nominati lunedì sera a esami scientifici conclusi: “È in stato di choc e sedato, assolutamente non in grado di sostenere l’interrogatorio. In questo clima il gip convaliderà l’arresto. Non abbiamo neppure il risultato dello stub, incredibilmente non consegnato al pm. Abbiamo nominato il perito D’Arienzo che chiederà le prove del dna e delle impronte digitali sull’arma, non si sa perché non ancora eseguite”. Lo stub avrebbe rivelato tracce di due sole particelle, bario e antimonio, e in una nota della si ammette “che l’esame preliminare ha consentito di rilevare la presenza di particelle consistenti che possono provenire dall’esplosione di un colpo d’arma da fuoco ma anche da altre fonti ad esempio fuochi pirotecnici”.

CHE abbia maneggiato bombe carta lo confermerebbe il filmato. Ma è al policlinico Gemelli che si consuma il vero dramma. L’altra notte Ciro è stato operato d’ur - genza per asportare un tratto di colon in necrosi per gli arresti cardiaci che lo hanno colpito anche a causa dei soccorsi in ritardo. L’ambulanza, come la polizia, è arrivata un’ora dopo. “Si teme che il ragazzo potrebbe non farcela”, ha riferito l’av - vocato Angelo Pisano. È in stato di coma, il gip ha consentito ai genitori di vederlo, esclusi invece la fidanzata e gli amici. “Due agenti della penitenziaria armati lo piantonano in sala di rianimazione. Ci opponiamo alla convalida d’arresto e faremo ricorso alla Corte di Strasburgo per violazione dei diritti umani. Nessuno delle istituzioni si è degnato di venire qui”. C’è infine un giallo nel giallo ed è quello della Beretta 7.65, con matricola abrasa, da cui sono partiti cinque colpi, quattro andati a segno. Una testimone, Donatella Baglivo, regista nota negli ambienti del cinema, se l’è trovata tra i piedi e l’ha gettata in un secchio dell’immondizia. Perché? Rischia di essere indagata per favoreggiamento, eppure afferma che rifarebbe le stesse cose. Non nega di essere amica di Daniele, dal Ciak village all’associazione Boreale dove lui vive ci sono solo poche centinaia di metri: “È un po’ li - tigioso, qualche volta l’ho visto ubriaco ma è buono, un bambinone”. È stata lei a soccorrerlo con altri amici quando lo ha sentito urlare che lo stavano ammazzando. Insieme lo hanno trascinato all’interno del cortile per sottrarlo al massacro: “Ma quelli hanno sfondato il cancello”. Non è finita qui, oggi è previsto un vertice al Viminale in vista della partita Roma- , domenica all’Olimpi - co. Stavolta nessuna trattativa.