IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Rudi Garcia segue con interesse e curiosità quanto sta accadendo a Torino. Il braccio di ferro tra Andrea Agnelli e Antonio Conte lo fa riflettere.Perché, nella discussione tra società e allenatore, entrano i rinforzi per la prossima stagione: per vincere anche in Europa, bisogna aumentare il numero dei top player nell’organico dei campioni d’Italia. Il francese, almeno sul mercato, è d’accordo con il collega. Anche se ultimamente lo snobba e non lo nomina più, essendosi sentito dare del «provinciale» dal rivale bianconero, ne appoggia la programmazione. «Bisogna fare come il Napoli e la Juve che hanno portato Higuain e Tevez in Italia»: è una delle ultime considerazioni del tecnico giallorosso che, in precedenza, aveva indicato pure Suarez, insieme con i due attaccanti argentini, per rendere meglio l’idea di quali sono i giocatori per il balzo verso l’alto.
UGUALI E DIVERSI
La differenza tra i due è nel rapporto con i rispettivi club. Se Conte ipotizza la fuga, Garcia non prende proprio in considerazione l’addio. Rudi aspetta il presidente Pallotta per capire quali e quanti saranno gli investimenti. Anche lui fa le sue richieste. Ma certo non avanza le stesse pretese del collega. Gli bastano la conferma dei migliori interpreti di questa stagione fantastica e l’ampliamento dell’organico per renderlo più attrezzato e competitivo nella stagione del ritorno in Champions. «Io sono ambizioso» ripete spesso. Sa che si giocherà tanto nel suo secondo anno in Italia e non vuole fallire. Per la verità, punta a vincere.
COME SIR ALEX
«Sarà il mio Ferguson». Fu il battesimo di Pallotta, nell’estate scorsa. Il bostoniano non ha dubbi: Rudi deve restare a lungo. La proprietà cerca la stabilità e ha pronto per il tecnico un nuovo biennale da 2,5 milioni (netti) a stagione, con la scadenza che dal 2015 passerà al 2017. Stipendio, dunque, raddoppiato, ma soprattutto piena autonomia dentro lo spogliatoio e totale coinvolgimento nelle trattative di mercato. Il francese non fa quasi mai riferimento al rinnovo del suo contratto. «Non c’è fretta». Ha altre priorità, a cominciare dall’accordo da trovare in fretta con Pjanic (il manager Becker non è atteso a Trigoria, comportamento che rientra nel balletto delle parti: sarà, però, domenica allo stadio). «Io sto bene qui», ricorda Garcia. Che, però, avverte: «Ho sempre la valigia pronta». Nel senso che da nessuna parte ha mai messo le radici. Con Pallotta, in arrivo a Roma, vuole parlare a quattr’occhi e a 360 gradi: passato, presente e futuro. Di solito invia il suo pensiero al presidente passando per Alex Zecca, il braccio destro di Mr. Jim che è in sintonia con il tecnico.
DS IN VIAGGIO
Sabatini, intanto, non si ferma: giornata esplorativa di lavoro a Milano. Dalla stanza del solito albergo prepara incontri interessanti: fa il punto su Iturbe (Mascardi, manager dell’argentino, è però all’estero e, a quanto pare, è lui a decidere il destino del suo assistito per il quale servono almeno 25 milioni) e porta avanti discorsi con club stranieri, seguendo alla lettera le indicazioni di Garcia.