IL TEMPO (E. MENGHI) - Non ha mai trovato la pappa pronta e ora che l’ha preparata vuole gustarsela come si deve. Con un successo. Garcia è ambizioso di natura e ha sposato la logica del migliorarsi sempre, perciò, dopo un secondo posto inatteso, si aspetta il primo: «Forse l’anno prossimo faremo meno punti ma vinceremo lo scudetto». Quest’anno la Roma può chiudere il proprio campionato oltre quota 90 e senza niente in mano, se non la certezza di aver messo delle basi solide da cui ripartire: «Abbiamo costruito qualcosa di importante. Sono un eterno insoddisfatto, voglio sempre fare meglio e sarà l’obiettivo della prossima stagione. Ho preso a caso, o forse no, l’esempio del Benfica. L’anno scorso ha perso in Europa e ha perso la Coppa di Portogallo. Quest’anno sta per vincere quasi tutto. Così dobbiamo fare noi».
Il percorso è un po’ diverso, ma a Rudi piace ricordare alla Juventus l’avversaria che l’ha spedita fuori dall’Europa League ad un passo dalla finale di Torino. Frecciatine a parte, il pensiero del francese non nasce dal calcio, ma dalla vita: «Se uno crede in se stesso può arrivare, anche se il percorso è in salita», lo dice a mo’ d’insegnamento a tutti gli studenti della LUISS accorsi alla presentazione della sua autobiografia, in cui si legge: «Sì, è possibile fare strada, sì, è possibile raggiungere i propri obiettivi, sì, è possibile realizzarsi. A patto di credere nelle proprie capacità. Ovunque io sia stato, ci ho creduto». Ora crede nello scudetto, per il futuro prossimo s’intende. Ci aveva creduto fino alla fine anche quest’anno e solo prima della trasferta a Catania aveva alzato bandiera bianca, quasi giustificando la resa dei suoi in campo.
Ma il 4-1 non gli è piaciuto affatto: «Non ho avuto tante occasioni di gestire delle sconfitte in questa stagione. Questa settimana, però, i giocatori hanno scoperto un allenatore arrabbiato. Può succedere una volta, mi auguro che non capiti più. Dobbiamo finire bene per iniziare bene il prossimo anno. Quando vedo la squadra prima di entrare in campo, con quella carica, sono molto tranquillo e non vorrei essere nei panni degli avversari. La Roma - prova a spiegare Garcia - è unica e diventerà uno dei club più grandi d’Europa. Dobbiamo dare il meglio per portare in alto i colori giallorossi. Non è una cosa razionale, viene direttamente dalla "pancia"».
Come i cori del piccolo Olimpico ricreato nell’aula 200 della LUISS. Non se l’aspettava Rudi di essere accolto così in un’università, ma è successo. Capita con le cose belle. E l’augurio del tecnico è che possa capitare qualcosa di bello anche a Destro: «Mattia è un giocatore di grandissimo talento, spero che possa andare al Mondiale». Capitano anche cose brutte nel calcio, come prima della finale di Coppa Italia, e il messaggio di pace ai tifosi è d’obbligo: «Roma-Juventus deve essere una festa. Un romanista che litiga con un napoletano? No, è uno stupido, così come succede nella vita di tutti i giorni. Si deve buttare fuori dagli stadi chi fa del male al calcio». È partendo dal piccolo Olimpico degli studenti che si possono cambiare le cose in quello grande.