Ciro, la speranza e poi la ricaduta

19/05/2014 alle 11:56.
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IL MESSAGGERO (D. GAMBARDELLA / A. MARANI) - Nemmeno il tempo di poter tirare un sospiro di sollievo che un’infezione polmonare, piombata poche ore dopo il referto ottimistico dei sanitari, è tornata a gettare nello sconforto i familiari di Ciro Esposito. Per il giovane tifoso partenopeo di 29 anni, ferito da un colpo di pistola negli scontri del prepartita della finale di Coppa Italia, tra la e il , si allontana lo scioglimento della prognosi. Il ragazzo, infatti, ieri pomeriggio è stato intubato e sedato d’urgenza, e le sue condizioni appaiono nuovamente critiche, nonostante appena nella mattina stessa i medici dichiaravano il giovane di Scampia «cosciente e collaborante».

VALORI STABILI A poco più di due settimane da quel maledetto 3 maggio in cui l’ultra della Roma, Daniele , impugnò una pistola e fece fuoco contro i supporter azzurri, la vita di Ciro torna appesa a un filo. «Già sabato sera aveva la febbre a 39 gradi, di lì lo spettro di un’infezione - racconta papà Giovanni che con mamma Antonella non s’èmai mosso dal policlinico -ma oggi alle due l’hanno di nuovo trovato intubato. Il primario non c’era, solo dopo ci hanno informato della situazione. I valori comunque sono tornati stabili». Dopo le prime frasi pronunciate la scorsa settimana con cui iniziava a descrivere le fasi concitate del raid, la vita di Ciro torna a dipendere dalle macchine dell’ospedale. Un fulmine a ciel sereno. «Ciro è ancoramolto confuso per l’effetto dei sedativi - spiega Simona, la fidanzata 25enne - non riesce a ricordare tutto quello cheha fatto la settimana prima dell’incidente. Però ha paura dei poliziotti, appena sente il bip dei macchinari si agita, ha capito che gli hanno sparato. E forse preferiscono tenerlo addormentato anche perché non si innervosisca troppo. Lo spero in cuor mio».

LA PAURA Oltre alla madre del ragazzo, Simona e ai suoi amici, i quali gli hanno portato in dono una maglia del autografata dal calciatore azzurro Insigne, anche il fratello più piccolo, Michele. Nel tardo pomeriggio Aurelio De Laurentis, il presidente del Calcio chiama Antonella: «Mi ha chiesto come sta Ciro, mi ha detto che ho fatto bene a difenderlo, mi ha fatto i complimenti il ragazzo che è». Antonella da giorni attende davanti al nosocomio i miglioramenti del figlio: «Senza di lui a casa non ci torno - dice -. Per noi è come finire nuovamente in un incubo, perché Ciro non è più vigile ed è intubato a causa di un’infezione che ha provocato una febbremolto alta». Nella mattinata di ieri, il professor MassimoAntonelli, dirigente della Rianimazione, aveva parlato di una ripresa della diuresi che aveva permesso di interrompere la dialisi. Ma la falda di pneumotorace monitorata dai medici e trattata con drenaggi in aspirazione costante non si è ancora riassorbita. La madre di Ciro ripete da giorni una frase di Eduardo De Filippo nel celebre film Milionaria: «Adda passà ‘a nuttata – commenta la donna – Deve passare questo periodo nero. E pensare che qualche giorno fa pensavo che mio figlio stesse uscendo da un incubo. Vederlo di nuovo intubato e sedato, mi fa tornare indietro nel tempo»