IL ROMANISTA (V. META) - La Roma torna da Cagliari portandosi via tre punti, lui portandosi a casa il pallone. Ci voleva la prima tripletta in Serie A di Mattia Destro per espungnare un campo stregato da diciannove anni. Ci voleva una domenica perfetta per strappargli quel sorriso rilassato, come se almeno per un attimo potesse smettere di sentirsi obbligato a dimostrare qualcosa a qualcuno.
Un gol ogni ottatacinque minuti, appena cinque in meno dei capocannonieri Immobile e Tevez, che però hanno giocato il doppio delle sue partite: i numeri di Destro cominciano a passare dall’interessante all’impressionante. «Ma l’importante è che la squadra vinca tutte le domeniche», si schermisce lui, rimandando dediche e ringraziamenti per quando la stagione sarà finita. Perché al momento i giochi non sono mica chiusi: «Lottiamo e lotteremo fino alla fine», dice senza pensarci a chi quasi con ironia gli chiede se davvero pensi di poter riprendere la Juve.
È un Destro definitivamente sbocciato a primavera. Messo alle spalle l’infortunio al ginocchio, scrollate di dosso le critiche, Mattia adesso può contare sulle certezze ritrovate. A cominciare da un allenatore che ha saputo aspettarlo e che gli ha sempre dimostrato di fidarsi di lui: «Non ho vissuto una situazione facile a inizio stagione, per via dell’infortunio. Garcia mi ha sempre tenuto in molta considerazione, anche quando non ero disponibile. Così ho avuto fiducia. C’è un grande rispetto per lui e lo ringrazio molto. Devo essere più cattivo? Ci sto lavorando, il mister mi sta dando una mano anche in questo. Il lungo infortunio è stato un momento particolare, difficile. Non è mai semplice rientrare e dover dimostrare tutto, ma con le buone prestazioni le cose stanno andando sempre meglio. Però il ricordo di quello che ho passato resta e resta anche forte. Ringraziamenti? Preferisco farli a fine anno».
Tre gol da centravanti vero, visto che ha di fatto concretizzato tutte e tre le occasioni che ha avuto in novanta minuti: «Il merito non è solo mio. Durante la settimana lavoriamo molto sui movimenti dell’attacco. Facciamo un bel calcio e di questo siamo contenti. Questi tre gol per me sono una grande soddisfazione, ma l’importante è che la squadra vinca e convinca. Stiamo facendo grandissime prestazioni e questo è il nostro primo obiettivo. Giochiamo un buon calcio, imponiano il nostro gioco e le prestazioni sono l’esempio del lavoro che facciamo durante la settimana». Il pallone della tripletta lo conserverà perché la prima non si dimentica, però «spero di metterne in bacheca anche altri...».
Capitolo Nazionale. Di fronte a numeri come i suoi non c’è chi non invochi la sua convocazione per i Mondiali. «Io cerco di dare il massimo con la Roma e conquistarmi la fiducia di tutti. Poi si vedrà. Penso che le prestazioni che un giocatore fa vedere la domenica poi abbiano come conseguenza la Nazionale. Perciò devo continuare a fare quello che sto facendo. Io in Brasile? Eh, speriamo...». Chiusura sull’episodio del contatto con Astori: «Sinceramente penso sia solo un contatto di gioco - spiega Destro -. C’era, ma è stato lui per primo ad allargare le braccia. Ho gli occhi chiusi, guardavo da un’altra parte. Astori è un amico, è stato ammonito per la reazione, non per il contatto. Io vado per terra, ma non è niente di grave». E stasera c’è la Juve, che un anno e mezzo fa aveva fatto più di qualche passo per cercare di prenderlo: «Ci guardiamo una bella partita - sorride lui -. Una serata di riposo sul divano, dai».