IL TEMPO (D. LATAGLIATA) - Gigi Buffon e Andrea Pirlo giocatori della Roma: sarebbe potuto accadere, ma alla fine ha vinto la Juventus. Ieri è arrivata la conferma, da parte del numero uno della nazionale nel corso di un’intervista a Sky, che effettivamente un suo addio alla Signora era stato quasi messo in preventivo: «Dopo i due settimi posti si era un po’ incrinato il rapporto con la società. Il tarlo del dubbio si era insinuato nella testa dei tifosi su come avrei potuto riprendere dopo l’infortunio. A un certo punto si sono però verificate una serie di situazioni, tra cui l’arrivo di Conte e il riavvicinamento con il presidente: questo ha fatto sì che mi sentissi di nuovo pieno di energia per tentare l’impresa di vincere il campionato. Se adesso penso che rischiamo di diventare campioni per il terzo anno di fila, è chiaro che mai scelta è stata più azzeccata. Il destino di ognuno di noi è segnato, o perlomeno c’è una strada: sta a te decidere se continuare a percorrerla. I problemi cominciano nel momento in cui fai una scelta fallimentare: la mia decisione non lascia spazio ai rimpianti». Potrebbe anche suonare come un suggerimento a Pogba, la cui cessione peraltro non scandalizzerebbe SuperGigi («in un momento economico così delicato, ci sta che uno possa fare tante riflessioni»), anche se Marotta ha subito ribadito che «Buffon ha fatto un ragionamento da imprenditore, ma la Juventus è una società che compra e che non vende i propri pezzi migliori».
Ed è anche una società capace di attrarre i parametri zero, come era Pirlo al tempo in cui il numero 21 aveva deciso di lasciare il Milan: la corte della Roma c’era stata eccome, durante l’interregno Sensi-americani guidato da Montali, ma la solidità del progetto bianconero era parsa superiore a quella di Pallotta & C.. Ieri, giorno in cui la città della Mole ha ricevuto il trofeo «Uefa Europa League» dalle mani di Michel Platini, l’ad bianconero Beppe Marotta non si è peraltro sbilanciato più di tanto sul futuro di Antonio Conte: «Rimarrà al cento per cento? Noi siamo onorati di averlo con noi. Tuttavia, abbiamo deciso di comune accordo che parleremo di futuro soltanto dopo aver ottenuto qualcosa di grandissimo, ovvero lo scudetto e possibilmente l'Europa League».
Il ritornello, intonato per primo dallo stesso tecnico leccese, è quindi «prima gli obiettivi». Dopo di che si vedrà. Con il certo prossimo intervento del presidente Agnelli, il quale anche l’anno scorso di questi tempi spiegò di essersi incontrato con l’allenatore dandogli fiducia circa la «continua fame» che la Juve avrebbe mantenuto. Adesso rieccoci con una sceneggiatura simile e un finale che sarà quasi certamente identico a quello di allora. Per la cronaca, il legame tra le parti scadrebbe nel 2015.