CORSERA (L. VALDISERRI) - L’Inter ferma una Roma stanca e fa un favore a se stessa, dando continuità a un buon trend in trasferta, e involontariamente all’arcinemica Juventus che stasera, a San Siro, potrà affrontare il Milan senza troppe ansie. Anche un pareggio basterà ai bianconeri per mantenere il vantaggio attuale, una vittoria chiuderebbe al 90% il discorso scudetto.
La Roma inciampa nel terzo pareggio casalingo di questo campionato, dopo quelli contro Sassuolo (1-1) e Cagliari (0-0), ma non ha troppo da rammaricarsi per tre motivi: 1) l’assenza di Totti, l’uso a mezzo servizio di Pjanic, le condizioni precarie di Gervinho; 2) l’emergenza terzini che continua: ieri mancavano Maicon, Dodò e Balzaretti, Torosidis ha giocato per forza anche se aveva una caviglia malconcia; 3) la mancanza del pubblico, con le due curve e i distinti sud chiusi per i cori di discriminazione territoriale. E, come dice Garcia, è un peso che non si può portare a lungo. Un conto è affrontare in queste condizioni la Sampdoria e un altro l’Inter. Uno stadio mezzo vuoto che ha messo tristezza e dove anche il settore ospite non ha tifato per solidarietà, come da striscione contro il nemico comune della Figc.
Senza Totti e con Pjanic in panchina i giallorossi nascondono la mancanza di qualità con una partenza sprint: vanno al tiro Ljajic (2’) e Gervinho (6’) e il serbo crea un’occasione importante al 10’, quando si beve Jonathan in area, ma non trova l’assist vincente. Poi, però, l’assenza dei due migliori giocatori della squadra diventa un fardello ingombrante. L’Inter, superato lo spavento iniziale, cresce minuto dopo minuto, ricalcando la partita di Firenze, probabilmente la migliore della stagione. Icardi impegna sempre a fondo Benatia e Castan, aprendo spazi per gli incursori. Guarin attacca con continuità Romagnoli, un classe 1995 costretto a giocare fuori ruolo dalla carestia di terzini. La squadra di Mazzarri è sicuramente in crescita e la Roma non è in salute. A ottobre, alla fine del primo tempo, era già tutto finito (3-0 per la Roma), adesso c’è una sensazione di equilibrio in cui l’Inter sembra fare un pochino di più. Non è una partita bella, ma vive di elettricità. La temperatura si alza per l’agonismo e perché Bergonzi è un direttore di gara disastroso e assai poco assistito dai giudici di porta.
A fine gara restano due episodi che potrebbero far scattare la prova tv: un pugno di De Rossi a Icardi nel primo tempo e un altro di Juan Jesus nel secondo, tutti e due nelle tonnare da calcio d’angolo. È proprio vero: non c’è bisogno della moviola in campo. La ripresa rovescia il primo tempo: parte meglio l’Inter e poi cresce la Roma. Garcia cambia forse troppo presto Ljajic, facendo entrare Pjanic: Gervinho, debilitato in settimana dall’influenza, sembrava più stanco del serbo. Il migliore in assoluto è Nainggolan, che domina a centrocampo e serve un assist proprio a Pjanic, che tira a botta sicura ma trova sulla strada un grande Handanovic (30’). È l’occasione più netta di tutta la gara, insieme a quella del 22’, in cui Rolando ferma Gervinho smarcato da un cross di Torosidis.
Basta per dire che la Roma avrebbe meritato di vincere? Forse sì, ma come capita spesso nel calcio è altrettanto vero che l’Inter non avrebbe assolutamente meritato di perdere. Mazzarri se ne va con un punto che serve più all’autostima che alla classifica e con l’idea che Icardi, quando avrà nelle gambe una partita intera, è sicuramente più utile di Milito. Garcia deve recuperare qualche uomo e un po’ di energie per la trasferta di Napoli, in cui la sua difesa quasi insuperabile (diciassettesima partita di campionato senza subire gol) si scontrerà con l’attacco dei quattro tenori. Nessun diffidato è incappato nel cartellino giallo, ma De Rossi (come Juan Jesus) è a rischio.