AS ROMA MEMBERSHIP (F. VIOLA) - Roma-Torino non è una gara qualunque per i tifosi della Roma, è sempre una sfida carica di ricordi. Per presentare la partita di martedì sera, ne parliamo con un giocatore che ha vestito entrambe le maglie. Franco Tancredi è vero che ha militato nei due club, ma era in campo con la maglia giallorossa nel più importante Roma-Torino di tutti i tempi... 15 maggio 1983 stadio Olimpico, la Roma festeggia davanti ai propri tifosi lo scudetto. “Lo scudetto festeggiato all’Olimpico contro i granata è stato il momento più alto della mia carriera con la Roma”.
Una carriera lunga e piena di soddisfazioni, la tua, con la Roma. “Nei miei quasi trent’anni di vita legata alla Roma mi sono tolto tantissime soddisfazioni e sono entrato nel cuore dei tifosi, lo sento ogni giorno girando per la città”.
A distanza di anni, quale credi sia stato il segreto del successo di quel gruppo? “Lo scudetto non arrivò per caso. Il presidente Viola in tre anni aveva programmato una squadra per vincere. Affidò la guida tecnica ad un grandissimo allenatore che si intendeva di giocatori e sapeva come ottenere il massimo da tutti in campo”.
Davvero quella squadra avrebbe dovuto vincere di più? “Sicuramente sì, ed è la storia a dirlo...”.
Poi sei andato a chiudere la carriera a Torino. “Dopo il periodo d’oro dell’AS Roma ho vissuto il lento declino, coinciso con l’indebolimento economico e tecnico della società. Sono stati venduti giocatori importanti e la guida tecnica è stata affidata a persone non all’altezza della situazione”.
Poi, il ritorno a Trigoria da tecnico dei portieri. “Mi piace ricordare i 7 anni al Settore Giovanile in cui sono usciti fuori nomi di livello, tipo Amelia e Curci. Poi il passaggio alla prima squadra e la grande soddisfazione della convocazione di Pelizzoli in Nazionale.Io in carriera ho allenato Buffon e Casillas, i più grandi portieri dell’epoca... Ma mi sono tolto grandi soddisfazioni facendo migliorare chi non era già fortissimo”.
Per molti anni hai lavorato a stretto contatto con Capello. Come mai ha vinto tanto? “È un tecnico bravissimo, nella mia classifica dei migliori ci sono tre nomi: Valcareggi, Liedholm e Capello. Tre uomini preparati con una competenza unica nel giudicare i calciatori”.
Cosa non ha funzionato con Luis Enrique? “Per me non è stata affatto una stagione deludente, le idee di Luis Enrique sono difficili da attuare, ci vuole la collaborazione di tutti ma sono certo che se avesse avuto un po’ di tempo si sarebbero visti i risultati. Ha avuto l’appoggio incondizionato dei giocatori in spogliatoio, mai ho sentito una parola in disaccordo alle sue idee”.
Veniamo al presente, che partita vedremo martedì sera? “Sarà una gara che presenterà delle difficoltà per la Roma. Il Torino è ben allenata da un ottimo tecnico e la Roma soffre certamente l’assenza di Strootman. Ci sarà per fortuna il rientro di Daniele De Rossi. La squadra giallorossa dovrà cercare di sfruttare ogni episodio di difficoltà dei granata e fare attenzione a quei due in attacco”.
Immobile e Cerci, un duo di cecchini infallibili? “Il Torino ha una buona organizzazione di gioco, giocano per cercare di dare palla ai due davanti e provare a far risultato”.
Come vedi la Roma di quest’anno? “Ci sono un paio di situazioni molto positive nella Roma di quest’anno. La prima è l’allenatore. Di Garcia penso tutto il bene possibile. Per le mie conoscenze di ex calciatore ed ex tecnico, oltre alle sue qualità indiscusse tecnico tattiche, è riuscito a far breccia nel cuore dei giocatori. I calciatori in campo di divertono, si vede. Il secondo importante elemento è la serietà della società che ha investito sul mercato prendendo giocatori di livello, forti e già affermati. Acquisti funzionali e forti inseriti in un gruppo già ben organizzato. Maicon, Strootman, Benatia e Nainggolan non sono state certo sorprese, il loro indubbio valore era noto già prima del loro arrivo. Poi c’è sempre un certo Totti che è sempre più sorprendente e risulta decisivo e forte nonostante l’età avanzi”.
E De Sanctis? Ti piace? “Anche lui non deve dimostrare nulla, dove è andato ha fatto bene. E si sta ben comportando anche qui, certo avvantaggiato da una solida struttura di gioco che non lo mette alla merce’ degli avversari”.
C’è un giovane portiere su cui punteresti per il futuro? “Finalmente si intravede il dopo Buffon, non è stato facile visto che Gigi è stato il Maradona dei portieri. Mi piacciono Perin e Bardi: il primo mi piace molto e lo sta seguendo un preparatore in gamba che conosco bene, il secondo sta facendo bene a Livorno e migliorerà ancora. Un gradino sotto c’è il giovanissimo dell’Udinese, Scuffet che promette bene”.
Ce la farà la Roma ad arrivare seconda? “Assolutamente sì. La Roma e il Napoli è come se si stessero giocando lo scudetto... Non va neppure presa in considerazione chi sta davanti, perché la Juve di quest’anno è stratosferica. A Napoli la Roma meritava di vincere a mani basse nonostante il risultato finale. Certo i pericoli sono dietro l’angolo, ma dopo questo campionato la Roma merita di entrare in Champions senza fare i preliminari”.
Prima della gara si festeggia l’ingresso in classifica dei quattro nuovi Famers: cosa ha significato per te l’ingresso nella Hall of Fame giallorossa? “È un motivo di grande orgoglio e vanto essere stato eletto lo scorso anno ed essere entrato per sempre nella storia della Roma. Sono contento che quest’anno ci sia pure Sebino Nela. È stato un giocatore completo e fortissimo e molto moderno per i nostri tempi”.