IL TEMPO (A. AUSTINI) - La notizia è che in mezzora abbondante di intervista ha fumato solo una sigaretta di nascosto. «È più facile vincere lo scudetto o giocare una finale di Champions piuttosto che farmi smettere» ricorda Sabatini a Pallotta. Un legame solido, appena sancito da altri tre anni di contratto, «perché Roma - annuncia il diesse - sarà la mia tappa finale. Vogliamo portare la squadra a livelli molto alti e farcela restare a lungo. Il rinnovo triennale è un inedito per me ma inevitabile: mi sento autenticamente romanista».
La mente tecnica di Trigoria rompe assesta colpi sparsi. Senza urlare a scandali o complotti, ma esponendo senza alcun timore il pensiero della dirigenza sulle questioni più scottanti del momento. La squalifica di De Rossi, ad esempio. «Il fatto non sussiste. Quello che ha fatto Daniele lo ritengo solo un eccesso tattico, una contromisura in un grappolo di uomini. Lui lo ha fatto troppo vivacemente ma non c’era alcuna cattiveria, la definirei furbizia. L’arbitro stava guardando e non vede il pugno perché non c’è».
A forza di trasmettere replay, tutti si sono convinti del contrario. «La televisione determina i pensieri e le decisioni - prosegue Sabatini - oggi siamo al loro servizio ma lì c’è stata la prima condanna del giocatore.Non penso mai ai complotti, però vedo che la Roma è diventata l’oggetto a cui si applica la pena esemplare. Si svuotano gli stadi, si fermano i giocatori: non penso che il club e la città lo meritino».
Una botta al «sistema» e una a Prandelli. «Se lui non convoca De Rossi prima che venga stabilita la pena, la decisione del Giudice diventa inevitabile. Ma nonostante ci abbiano squalificato un giocatore, auspico la vittoria dell’Italia al Mondiale».
Se lo stop del centrocampista è una ferita fresca, la chiusura delle curve resta una pagine di squallore calcistico indelebile. «Il calcio è della gente, se togli questa componente, lo annichilisci e lo uccidi. È stato un paradosso - continua Sabatini a Roma Channel - abbiamo pagato per un regolamento bocciato dall'Alta Corte. Un danno incredibile per il calcio». Lo stesso determinato da alcune decisioni arbitrali che hanno contribuito a interrompere in anticipo la lotta per lo scudetto. A sentire il diesse, però, Garcia e il suo gruppo non hanno ancora alzato bandiera bianca. «Trovo giusto o inevitabile tutto quello che succede sul campo. La Juve è stata fortunata più di noi e alludo a certe decisioni prese. Qualche rammarico c’è, ma bisogna riconoscere loro dei grandi meriti e pensare a vincere le partite con le nostre risorse. Il campionato è ancora in corso. Vogliamo difendere la seconda posizione e facendolo attaccheremo anche la prima. Siamo sicuri che non sia finita e parlo alla vigilia della gara più importante della stagione».
Una Roma così competitiva non se l’aspettava neppure lui che l’ha costruita. «Pensavo fosse forte, non che potesse avere una media scudetto. Vedevo questi calciatori come un gruppo di persone che si è riunito attorno ad un tavolo e ha svuotato le tasche: qualcosa dentro devi avercelo però».
Per il prossimo anno serviranno altre saccocce da cui pescare monete preziose. «Sperando di giocare tre competizioni, la squadra sarà integrata ma non cambierà molto». Detto questo Sabatini ricorda che «tutti, compresi i grandi club d’Europa, sono costretti a fare mercato in uscita e in entrata». La Roma potrebbe farlo con Pjanic. «È una situazione difficile, stiamo discutendo del rinnovo con l’agente e la famiglia del ragazzo. Credo che rimarrà un giocatore della Roma, se invece dovessimo metterlo sul mercato non ho mai pensato a uno scambio».
Pillole sparse su altri singoli messi un po’ in discussione: «Destro deve limare alcune spigolosità del suo carattere, quando ci riuscirà parleremo di uno dei migliori attaccanti europei. Ljajic deve prendersi dei "rischi" perché è un talento puro, Dodò è fortissimo e non mi interessa quello che si dice». La sua dannazione è che invece gli interessa eccome.