GASPORT (R. PALOMBO) - Non solo curve e distinti sud ma anche porte chiuse all’Olimpico. Quelle di Handanovic e De Sanctis. Tra Roma e Inter uno 00 brutto, sporco e cattivo, nel quale alla fine protagonista diventa la moviola. Che inchioda l’arbitro Bergonzi e il giudice di porta De Marco alle proprie responsabilità. E’ lì, nell’area di rigore dalla parte della sud, che succede di tutto in entrambi i tempi. Nell’ordine: rigore di Benatia su Icardi, non vistosissimo ma comunque in campo aperto; pugno di De Rossi sempre a Icardi e poi pugno di Juan Jesus a Romagnoli, misfatti che per la verità vengono pescati dai replay. E infine rigore di Samuel su Destro che pesa meno del precedente, pugni a parte, solo perché Juan Jesus spazza l’area prima che il pallone arrivi dalle loro parti. A contarli tutti, due rigori a testa negati, con buona pace dell’ineffabile presidente dell’Aia Marcello Nicchi. Dopo una settimana rovente un modo catastrofico di iniziare il nuovo weekend calcistico.
Spavento Inter Fatta la conta degli errori arbitrali, il risultato finisce con l’essere onesto. Dentro a un match comunque mediocre l’Inter spaventa una Roma tra le meno seducenti di questo suo fantastico campionato. Se stasera il Milan non farà la grazia, la due giorni può mettere la parola fine al campionato: una Juve che volasse a più 11 potrebbe tranquillamente infischiarsene degli 82 minuti di RomaParma ancora da recuperare. Pur non impegnando mai De Sanctis gli uomini di Mazzarri tengono il campo con autorità, soprattutto nel primo tempo dove hanno le occasioni migliori, e riescono a sopravvivere al cambio di marcia che la Roma, complice l’ingresso in campo di Pjanic, esercita nella ripresa. L’unico momento di grande calcio della partita è quello del break di Nainggolan con imbeccata a Pjanic e gran tiro sul quale Handanovic compie un vero e proprio miracolo. Un po’ poco, calcolando soprattutto che il resto sono moviole calde e intollerabili botti a cura degli ultrà costretti a sfogarsi all’esterno dell’Olimpico.
Fosforo cercasi Totti out, Pjanic e Hernanes in panchina, in campo ci sono molti muscoli e, con tutto il rispetto, poco cervello, anche se la prestazione di Alvarez e Guarin andrà oltre la sufficienza. Lo si avverte nel corso di un primo tempo bloccato, dove le squadre cominciano aspettandosi l’un l’altra, così da dare l’impressione di una reciproca lunghezza più apparente che sostanziale, nella quale potrebbero in teoria fioccare le occasioni. Ma è per l’appunto una sensazione solo iniziale: sollecitate da Garcia e Mazzarri, e anche da De Rossi e Cambiasso sorta di allenatori in campo, Roma e Inter si compattano assai presto. E la partita a scacchi profuma da subito di pari e patta e conserverà questa caratteristica fino in fondo. Questo nonostante Gervinho e anche Ljajic mostrino caratteristiche, velocità l’uno, qualità tecnica l’altro, capaci di mettere in crisi i lunghi e un po’ legnosi difensori nerazzurri. La punizione di Ljajic è centrale e Handanovic respinge senza difficoltà, lo stesso Ljajic, partito a destra ma presto dirottato a sinistra, si apre un’autostrada ma poi non trova nessuno da servire nel mezzo e il gol di Destro, che poi è un’autorete perché sulla respinta del palo è Handanovic che se la butta dentro da solo, è in netto fuorigioco causa assist corto di Nainggolan sul cross di Torosidis. La Roma è tutta qui e alla resa dei conti l’impressione migliore la dà l’Inter, sia perché le occasioni pesano di più (il colpo di testa di Palacio e la battuta al volo di Nagatomo entrambi sopra la traversa sui cross di Alvarez e Guarin), sia perché la moviola dice che Mazzarri ha ancora una volta buonissime ragioni per lamentarsi.
Quei cambi... Nella ripresa Garcia e Mazzarri cercano di muovere la partita con le sostituzioni. Ci prende più il primo del secondo, ma solo perché l’ingresso in campo di Pjanic (per il troppo discontinuo Ljajic) accende la Roma, mentre quello del tanto atteso Hernanes si rivela due volte fallimentare. Primo perché il brasiliano non entra mai in partita, secondo perché ad uscire è Alvarez. Mazzarri ci aggiunge nel finale di partita Botta al posto di Icardi, ma questo solo perché il centravanti, il cui esordio a tempo pieno è da ritenersi positivo, ha esalato da tempo l’ultimo respiro. L’Inter può ora guardare al futuro, otto partite con squadre che le stanno dietro in classifica, con un certo ottimismo. Quello che non può coltivare la Roma, che continua ad avere una difesa imperforabile ma mostra un sempre più evidente mal di gol. Domenica a Napoli fanno 25 giorni dal fragoroso 03 di Coppa Italia. Meglio tenerlo bene a mente.