IL ROMANISTA (D. GALLI) - Il presidente del Coni Giovanni Malagò lo dice apertamente. Così non si può più andare avanti, questa norma sulla discriminazione territoriale sta creando solo imbarazzi alla Federcalcio, alla Lega e al Coni, che con l’intervento della sua Alta Corte ha imposto al presidente federale Giancarlo Abete una retromarcia. «La semplice squalifica delle curve mi sembra abbia portato a ulteriori problemi», ammette Malagò.
Questione serissima, resa ancora più grave dal video che sta spopolando sul web. È quello dei cori antisemiti della curva juventina, dove si invoca la sterilizzazione delle donne fiorentine, dove i fiorentini sono una massa d’ebrei, dove la Shoah si fa sfottò. È il video che dimostra come il coro si sentisse in maniera chiarissima eppure non è stato sanzionato dal giudice sportivo perché, ha scritto il giudice, gli ispettori (?) della Procura Federale «non hanno percepito il coro» e «comunque le parole non erano distinguibili a causa del brusio creato dalle 40.000 presenze». Il brusio. C’è scritto così nella relazione degli ispettori (?). Davvero.
Malagò riparte dai cori. Tutti i cori. «Dire che fanno riflettere - commenta il presidente del Coni - è dire poco, ma soprattutto crea uno stato di tristezza e anche di imbarazzo. Lentamente stiamo scivolando verso situazioni che sono fuori controllo. Serve fare un punto della situazione. Soprattutto il mondo del calcio deve guardarsi in faccia con onestà di fronte a ciò che sta accadendo dentro gli stadi, visto che non si tratta più di casi isolati. La semplice squalifica delle curve mi sembra abbia portato a ulteriori problemi, quindi è indispensabile vedere le cose con un’ottica diversa. Credo che sia il presidente della Figc, Abete, che quello bianconero Andrea Agnelli siano in perfetta sintonia su come intervenire davanti a certi episodi, perché hanno la stessa sensibilità di rendersi conto dello stato dell’arte. Quanto sta accadendo è un problema del mondo del calcio.
Il Coni è coinvolto sotto altri aspetti, in modo indiretto, ma siamo attenti e vigili». Forse per eleganza Malagò non tira in ballo l’Alta Corte del Coni, che ha bacchettato la Federcalcio, invitandola a modificare la normativa sulla discriminazione territoriale. Il presidente federale Abete continua invece a prendersela con i comportamenti, dimenticando che i comportamenti sono sempre gli stessi da quando l’uomo ha inventato il calcio. «Dobbiamo pretendere più attenzione sui comportamenti. Le normative ci sono, come quelle sulla discriminazione territoriale e vanno rispettate. Dopodiché a fine stagione potrebbe esserci un dibattito per capire se sia opportuno modificare o ottimizzare queste norme. C’è grande attenzione ad esse ma poca ai comportamenti, quando invece dovrebbe avvenire l’esatto contrario». Secondo Abete, quelli dell’Alta Corte del Coni sono dei "consigli": «Dopo i suggerimenti dati dall’Alta Corte del Coni nel respingere il ricorso della Roma abbiamo evidenziato che alla fine della stagione sportiva faremo una riflessione sul quadro normativo vigente. Il vero problema italiano - insiste il numero 1 della Figc - non sono però le norme, ma i comportamenti». I comportamenti non cambieranno. Forse è meglio cambiare le norme.