LEGGO (F. BALZANI) - Arrabbiato, e forse anche un po’ pentito. Il giorno dopo la squalifica per 3 giornate, comminata dal giudice sportivo, De Rossi è sceso in campo a Trigoria ad allenarsi pur sapendo che dovrà restare ai margini per quasi un mese. L’umore? Nero. Colpa di quel pugno a Icardi nel primo tempo di Roma-Inter e delle 14 telecamere sparse per il campo che lo hanno incastrato, rovinando in parte la stagione del riscatto di Daniele punito anche da Prandelli. Il vero danno però De Rossi lo ha fatto alla sua Roma. Garcia, infatti, dovrà fare a meno di lui per la trasferta di Napoli e poi per le sfide a Udinese e Chievo (salvo che il ricorso vada a buon fine e le giornate diventino due) in un punto cruciale della stagione e con Pjanic e Strootman non al top. E se davanti ai microfoni il tecnico ha difeso a spada tratta il suo giocatore, negli spogliatoi si è fatto sentire.
Sono tornate le solite critiche da parte di alcuni tifosi. «Prende 6 milioni, non se lo può permettere» e «A 30 anni devi crescere» le più ricorrenti. Difficile però dargli torto. De Rossi, infatti, si era già macchiato 4 volte di episodi simili: la gomitata a McBride che gli fece saltare quasi tutto il Mondiale 2006 (4 giornate), quella a Bentivoglio nel 2011 (3 giornate) e a Srna in Champions (altre tre) e infine il cazzotto a Mauri nel derby dell’ 11 novembre 2011 perso per 3-2 che lasciò la Roma in 10 dopo 48’ e che gli costò ulteriori 3 giornate di stop. A queste si aggiungono altri 6 turni per diffide ed espulsioni varie (in totale 7, una in meno di Balotelli e 4 meno di Totti). Il totale fa 22. Troppi per un giocatore così esperto e così stimato da compagni e avversari proprio per la sua correttezza, ma al quale evidentemente in certi momenti “si tappa la vena” tanto per citare Prandelli. «Daniele è già caduto in queste situazioni, ma non sono comportamenti in linea con la persona che è», ha dichiarato ieri Malagò. Non è l’unico a pensarla così.