IL TEMPO (A. BONGI) - La Roma sta avanti alla Lazio in tutte le classifiche del derby: quella delle vittorie, quella dei gol segnati, quella dei capocannonieri (ben tre, Totti, Da Costa e Delvecchio), quella del giocatore più presente (sempre Totti) e quella della marcature multiple. Ricordate la quaterna di Montella? Nessun altro giocatore è stato capace di fare un’impresa simile in un derby d’Italia. Ma soprattutto la Roma sta avanti alla Lazio nella classifica dei tifosi, che sono stati sempre più numerosi di quelli biancocelesti, fin dal 1927, da quel primo derby vinto con il gol di Volk in casa loro, alla Rondinella. Senza parlare dei loro undici anni di B. Dei laziali, però, ho gran rispetto, perché sono una tifoseria importante e perché ho tanti amici di fede biancoceleste. Noi, però, siamo noi e se penso al derby mi vengono in mente tanti bei momenti di tifo che ci hanno fatto passare alla storia.
Su tutti lo striscione del «Ti Amo» che riuscimmo a mettere in curva nonostante un vento fortissimo. Due parole con le quali esprimemmo tutto quello che prova il tifoso per la propria squadra e che mai si erano viste prima in uno stadio, dove si mettevano solo striscioni di incitamento, non d’amore. Quel giorno la Roma vinse 2-0 con Nela che segnò sotto la loro nord e tra i fumogeni e Pruzzo che raddoppiò con un gran gol sotto la nostra Sud, con Tancredi che poi parò anche un rigore a Giordano. Un derby esaltante come tanti altri che ne ho vissuti insieme a quei ragazzi della curva e del Commando (del quale mi onoro di aver inventato il nome, poi copiatissimo anche quello come il succitato «Ti Amo») che per Viola e Liedholm erano fondamentali per i successi della Roma e che, da loro stessi, venivano considerati brave persone, non feccia. Basti ricordare che il «Barone» ci difese anche dopo la tragedia di Paparelli, che non sarebbe mai dovuta accadere. Tra tutti i derby che ho vissuto sono particolarmente legato a quelli del 1974-75, che vincemmo entrambi contro una grande Lazio, con lo scudetto sul petto. All’1-0 dell’andata con gol di De Sisti seguì l’1-0 del ritorno sotto il diluvio con rete di Pierino Prati, che poi corse sotto la Sud tutto inzuppato d’acqua. Perché a quei tempi lo stadio era scoperto e noi vivevamo la partita come se fossimo in campo, tanto che alla fine eravamo fisicamente sfiniti. E la loro vittoria era la nostra, mentre quella della Sud consisteva nel fare la coreografia più bella e nel sovrastarli con la voce e con il tifo.