IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Ecce bomber. Quello che ci voleva. Destro non si toglie solo la maglia dopo la prima delle due reti alla Sampdoria, ma soprattutto il peso di non essere ritenuto l'attaccante giusto per la Roma. Per il futuro e anche per il presente. La doppietta lo porta al vertice del gruppo come reti segnate: sono 6, con 9 presenze, una ogni 77 minuti. Nessun giallorosso ha una media realizzativa del genere.
«E io sono felicissimo: quando segno, la squadra vince. Questa è la serata perfetta. Perché alle critiche, da prendere sempre nel modo migliore possibile, mi piace rispondere sul campo. Le chiacchiere le lascio fuori».
RIVINCITA IMMEDIATA - «La mia è stata un'esultanza di rabbia, dopo la rete sbagliata contro il Napoli. Magari sarò stato anche sfortunato, ma dovevo cancellare l'errore del San Paolo. Ci tenevo a rifarmi in fretta. Perché il gol per un attaccante è importantissimo: mi dispiace molto quando non riesco a farne» racconta Destro. Che ascolta le domande e incassa gli elogi e i paragoni. Lo descrivono opportunista come Pippo Inzaghi. «E' un bel complimento». Gli dicono che la seconda rete è alla Vialli: «Fare una carriera come la sua sarebbe un sogno». E chissà se al più presto potrà giocare anche in coppia con Totti. Non è scritto da nessuna parte che la presenza di uno escluda quella dell'altro, anche se Garcia per entrambi considera ideale il ruolo di prima punta, ovviamente con caratteristiche diverse. «A questo penserà Garcia, decide lui come utilizzarci». Mattia, però, spiega che cosa cambia quando in campo c'è lui e non il capitano: «Con me c'è un uomo fisso in area. In questa partita contavano la prestazione e la vittoria». Non si vede solo come l'alternativa al capitano. «Mi ha fatto piacere che Francesco mi abbia applaudito. Qui, però, io voglio solo dimostrare il mio valore. Poi a fine anno si vedrà». Che vuol dire tutto o niente.
PROSSIME TAPPE - «Adesso sto bene fisicamente, ma per crescere devo giocare con continuità» ammette Destro. Ora, ritrovati i gol (l'ultima doppietta a San Siro, il 17 aprile, nella semifinale di Coppa Italia contro l'Inter), Mattia pensa alla nazionale e all'avventura in Brasile di fine stagione: «Il mondiale è l'obiettivo di tutti: per andarci, bisogna dare il massimo e far bene nel proprio club». Prima c'è sempre il duello con la Juve: «Noi continuiamo il nostro percorso. Ci sentiamo forti, conosciamo il potenziale di questo gruppo. Era fondamentale prendere i tre punti dopo la sconfitta contro il Napoli e l'eliminazione dalla Coppa Italia. Noi, insomma, ci crediamo, perché sappiamo la forza del gruppo e del collettivo: siamo una grandissima squadra e sono orgoglio di giocare con questi compagni loro. Garcia non mi ha rimproverato perché mi sono tolto la maglia. Mi ha fatto soli i complimenti».