IL ROMANISTA (V. EMILIANI) - Credo che sia giusto continuare a ritenere possibile anche un riaggancio della Juve che dà qualche segno di nervosismo e di sfilacciatura (anche se ha una compattezza invidiabile, diciamolo, a centrocampo). Tuttavia un secondo posto sarebbe un bellissimo traguardo, specie se “condito” con la riconquista di una Coppa Italia quest’anno avvincente e sentita. Se il giovane centrale brasiliano (con ascendenze italiane) Toloi si mostrerà all’altezza, il pacchetto difensivo sarà di nuovo completo e di alta qualità. Sperando che lo sfortunato Balzaretti, prezioso in tutti i sensi, anche per la passione che mette nel gioco, possa tornare abbastanza presto in campo. Non sono un nazionalista, semmai mi considero un patriota (un giorno scriverò per Il Romanista qualcosa sull’Altare della Patria, sul Vittoriano, sempre più ridotto a “divertimentificio”) e soprattutto uno che guarda in faccia alle cose.
La Roma ha avuto ed ha alcune “bandiere”, italiane e romane, che la contraddistinguono, in campo e fuori, e farebbe bene, a mio avviso, a non abbassarle. Dopo Totti, De Rossi, dopo di loro e con loro Florenzi (ci metto pure il marchigiano Destro, ex legazioni pontificie…). Mi auguro che altri giovani e giovanissimi romani e italiani possano venire promossi. Guardate com’è ridotta l’Inter: una squadra senza gioco, senza energia, senza passione. Domenica scorsa a Genova la squadra che fu di Mazzola jr., di Facchetti, di Bergomi (per soltanto i milanesi o i lombardi), non schierava un solo italiano ed è affondata miseramente dal Genoa guidato dal giovane Bertolacci, romano e romanista. Il Milan - che ha avuto bandiere come Franco Baresi e Paolo Maldini e, prim’ancora, come Rivera, Maldini sr., Prati, ecc. - naviga in cattive acque. Ci pensino i dirigenti e i tecnici dell’AS Roma.
Non ripetano gli errori compiuti dai cugini del basket dove la nostra Nazionale, un tempo fra le prime, non andrà ai Mondiali di Spagna nemmeno da comprimaria. L’esempio, nel calcio come nel basket, è la Spagna e anche la Germania. Immissioni di stranieri ci sono da decenni e sono risultate utili. Non imbocchiamo la strada delle multinazionali “integrali” dello sport, non sarebbe in alcun modo conveniente.