LA STAMPA (G. BUCCHERI) - La Roma che fa festa anche a Verona è sempre più di Gervinho, ispirato al punto da indirizzare l’esito del duello praticamente da solo. Ma la Roma che torna alla vittoria lontano dall’Olimpico (non accadeva dal 27 ottobre, 1-0 a Udine) è sempre più la fotografia di un gruppo convinto della propria forza, perché rialzarsi dall’incubo dello Juventus Stadium come hanno fatto i giallorossi dopo il ko per 3-0 del 5 gennaio può riuscire soltanto a una squadra in cerca del grande traguardo. Il viaggio di ieri al Bentegodi ha chiuso la settimana perfetta per Garcia e i suoi ragazzi. Prima lo sgambetto alla Juve in Coppa Italia, poi il salto triplo contro il Verona poche ore dopo la frenata bianconera nella notte romana con la Lazio: la classifica si accorcia là in vetta e i numeri giallorossi del dopo 5 gennaio stanno a indicare una risurrezione a dir poco inaspettata. Dopo il rovescio nello scontro diretto sono arrivate cinque vittorie in cinque partite tra campionato e Coppa Italia, dodici reti realizzate e una sola subita: nello stesso arco temporale, la Juve ha giocato quattro sfide vincendone solo due.
Oggi il volto sorridente della Roma è soprattutto quello di un ragazzo ivoriano che sembra danzare sul pallone: Gervinho ha deciso di impossessarsi dell’appuntamento con il Verona e lo ha fatto inventando per i compagni e per se stesso. «Può ancora migliorare», dice Garcia. «Con uno così possiamo fare qualsiasi cosa, per fortuna gioca con noi», dirà Totti. Il capitano giallorosso ieri è rimasto in panchina fino agli ultimi assalti, ma quando è entrato ha fatto scintille: una rete su rigore e una traversa. «Siamo all’altezza della Juve. Con questo successo - così Totti - diamo un segnale forte alla stagione: non è mai facile riuscire ad approfittare dei passi falsi di chi ti precede, laRoma l’ha fatto».
Il bottino pieno del Bentegodi è arrivato perché, mai come in questomomento, la squadra romanista è sintonizzata tutta sulla stessa lunghezza d’onda, nonostante radio mercato racconti, ad esempio, di giocatori assediati dagli sceicchi: è il caso diPjanic, ad esempio, nel mirino del Paris Saint-Germain. La Roma è un’orchestra allargata, perché cambiando i fattori il prodotto non muta. La fatica di Verona all’ora di pranzo lo dimostra: Garcia, in avvio, ha disegnato un attacco con Destro più Gervinho e Ljajic, per poi trasformarlo in corso d’opera in un tridente con Totti (al posto di Destro) e Florenzi (al posto di Ljajic) senza che gli equilibri e la qualità del gioco ne risentissero.
Il campionato subisce una scossa nelle parti nobili: laRoma non era riuscita a vincere nelle ultime quattro trasferte - pareggi con Toro, Atalanta eMilan, ko con la Juve -, ci è riuscita a Verona dopo un primo tempo di attesa e una seconda parte di gara con il copione in mano. «Si lamentano in tanti degli arbitri? Lasciamoli in pace, hanno il diritto di sbagliare anche loro: ora che entriamo nella fase decisiva della stagione, noi, i dirigenti e i giocatori abbiamo il dovere di aiutarli», precisa Garcia. A Verona, a far discutere è stato il rigore su Torosidis che ha chiuso la partita. «Ma eravamo già in vantaggio per 2-1.Quindi...», sorride il tecnico francese.