IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Ci vuole un Pallone dOro per ciascuno dei miei giocatori: stiamo vivendo è una grande stagione». Rudi Garcia, da Zurigo, premia il suo gruppo dopo il girone dandata da favola. Sul palcoscenico salgono i top player del pianeta, ma il francese, orgogliosissimo della Roma, si tiene stretti i
DUE INNESTI DECISIVI
Anche se la classifica evidenza il distacco di 8 punti, oggi la Roma è molto più vicina alla Juve di quanto lo era a fine agosto. Sicuramente è più forte di quando, nelle prime dieci giornate, conquistò 30 punti su 30 disponibili. Ora Garcia ha due titolari in più da giocarsi nella corsa scudetto: Nainggolan e Destro. Il centrocampista è appena arrivato, lattaccante è ormai rientrato da un mese. Sono due uomini che possono fare la differenza in ogni partita e a lungo termine. Mattia, nelle prime tre gare giocate, ha sempre fatto centro, Radja, contro la Sampdoria in Coppa Italia e contro il Genoa in campionato, ha confermato di non esere riserva ma titolare aggiunto. Il belga, come dimostrano le statistiche, è stato subito protagonista. Nei contrasti e nel gioco (102 passaggi riusciti, quasi il 94%). Lo spessore di questo calciatore è di alto livello (non a caso lo volevano tutti grandi club italiani): ha dinamismo, carattere, qualità e presenza. Centrocampista, dunque, completo. E capace di giocare in diverse posizioni. «Sa fare tutto: è molto tecnico e ruba palloni» spiega Rudi. Che si aspetta dalla società lultimo sforzo: «Balzaretti sta meglio, ma bisogna vedere se torna velocemente al cento per cento, altrimenti dobbiamo forse pensare a prendere un terzino sinistro. Dodò è molto bravo e ho totale fiducia in questo ragazzo, ma se si infortuna pure lui sarà più difficile. Abbiamo ancora tre settimane per intervenire. Dobbiamo conquistare il posto in Champions e quindi prevenire queste situazioni».
PERSONALITÀ E AUTOSTIMA
Le garanzie che dà il gruppo non sono solo tecniche. Ora allinterno dello spogliatoio tutti sono più convinti. Lo spirito è cambiato. La Roma si comporta da squadra, in allenamento e in partita. Le motivazioni e i metodi dellallenatore hanno inciso sui comportamenti di tutti. Affamati lo sono sempre stati. Ma mentalmente adesso sanno di essere pure forti. Almeno quanto la Juve. Come dice Totti.