REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - L'ambizione, celata sotto una sottile trama scaramantica, lo distingueva anche nel mese dei quattro pareggi. Figurarsi oggi che il terzo posto è scivolato lontano alle spalle di una Roma capace - da sola - di tenere ancora in vita un campionato altrimenti a senso unico.
"A MILANO PER VINCERE; CON TOTTI SIAMO PIÙ FORTI" - L'allenatore lo sa, e anche per questo gonfia il petto: "Il Milan è forte, ma noi andiamo a Milano per vincere. Prendere i tre punti non sarà facile, ma è il nostro obiettivo e la nostra ambizione". Ci crede davvero Garcia: fiducia alimentata da quel biglietto aereo con impresso il nome di Francesco Totti, he gli garantirà di poter contare - dall'inizio o a gara in corso - sul suo numero dieci: "Di sicuro con Francesco siamo più forti", giura il tecnico. Che però non sembra aver fretta di laciarlo dal primo minuto: "sia lui che Destro non hanno una partita intera nelle gambe. Vedremo. La cosa interessante è che ha fatto una settimana di allenamento intera, per la scorsa gara non era il caso. Così sembra più pronto per aiutare la squadra e per dare il meglio di se stesso, ma non è al 100%, è normale". Confessione o pretattica? Difficile decifrare l'impassibile francese. Che di corsa a due tra Roma e Juve, nonostante il gap sulle inseguitrici, non vuol proprio sentir parlare: "Con la Fiorentina abbiamo fatto un passo avanti sul piano matematico, ma ci sono altre squadre. C'è il Napoli e c'è l'Inter, c'è la Fiorentina, siamo ancora lontani dalla fine del campionato. Non pensiamo alla partita con la Juve o a quelle degli altri, pensiamo solo alla nostra. Siamo concentrati solo sul Milan e siamo pronti".
"BALO E KAKA GRANDI, MA ANCHE NOI" - Anche se Garcia cerca di allontanarlo per tenere gli occhi sul presente, lo scontro del 5 gennaio con Conte è già negli occhi di tutti. Per questo tanti cercano di interpretare in senso positivo o meno l'eliminazione della Juventus (e del Napoli) dalla Champions. Un gioco a cui l'allenatore romanista non partecipa: "Può essere un vantaggio o uno svantaggio, ma è solo un problema di Juve e Napoli. Vedremo. Non giocheranno la Champions ma giocheranno l'Europa League e andando avanti in questa competizione si incontrano squadre forti. Non è una coppa di basso livello, io firmerei oggi per vincere l'Europa League. Per loro forse è lo stesso". Certo se lo augura il tecnico, sperando che la competizione possa togliere alle avversarie almeno energie mentali. Quelle che Berlusconi ha cercato di restituire al Milan affaticato di queste settimane con le sue visite. Un presidente molto diverso dal lontano Pallotta: "Ma la relazione tra l'allenatore e il presidente è fondamentale - ammette Garcia - in ogni squadra che ho allenato è stato così. A volte si fanno giochi di ruolo: io posso fare il gentile e lui il cattivo e viceversa. Ma bisogna avere un rapporto vicino e così si possono fare cose importanti per la squadra, soprattutto sul piano psicologico". Psicologicamente, invece, l'allenatore non teme le stelle del Milan: "Il Milan non è solo Kakà e Balotelli. Loro sono grandi giocatori, lo sappiamo tutti. Balotelli può segnare in ogni momento e Kakà mi piace, è un giocatore completo. Dobbiamo fare di tutto per non lasciare loro spazio, ma per noi non cambia nulla, anche io ho una bella squadra. E giocheremo per vincere".