IL MESSAGGERO (M. SPINI) - Un carro armato non può che essere un simbolo negativo, specie quando si dovrebbe parlare di sport. Quello che è diventato la triste e cupa metafora della rivalità tra Atalanta e Roma ha contribuito ad alimentare un an
SCONTRI CON LA POLIZIA
Si sapeva che sarebbe stata una partita da allarme rosso e quasi stupiva piacevolmente lassenza (quasi) totale di screzi almeno fino a quando la gara era terminata da circa unora e mezzo: a quel punto, superate le 18.30, dopo che il primo plotone di pullman romanisti era già partito in direzione della stazione, è arrivato lattacco dei bergamaschi, che tra viale Giulio Cesare e il Lazzaretto - hanno preso dassalto il secondo gruppo di pullman, tra spranghe e pezzi di cemento, con un continuo lancio di fumogeni, bottiglie e bulloni. Il tempestivo intervento delle forze dellordine (oltre cinquecento gli agenti coinvolti, oltre ad un elicottero che ha sorvegliato costantemente la zona) ha contribuito a fare sì che non ci siano stati feriti, ma resta lorrida sensazione di un altro pomeriggio di sport trasformatosi in un bollettino di guerra. Anche la stessa squadra giallorossa, peraltro, è rimasta bloccata a lungo allinterno dello stadio, prima di poter ripartire in tutta sicurezza. Gli unici argomenti di cui si sarebbe dovuto parlare sono le solite cose di campo e la rimonta subita in extremis dagli uomini di Colantuono: «Cè il rammarico per la vittoria sfumata al 90 il commento dellallenatore nerazzurro, espulso per un battibecco con Pjanic -, anche se alla vigilia avrei firmato per un pareggio e, in fondo, devo dire che l1-1 è il risultato più giusto». Cose di campo, assai più sane delle deliranti notizie di guerriglia. E di carri armati.