IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Non gli va giù. Anzi, non gli vanno giù due cose: la sua prestazione e quel calcio di rigore che Giacomelli gli ha negato nella ripresa, arrivando addirittura ad ammonirlo per simulazione. Adem Ljajic si morde la lingua per non andare oltre i limiti contro il fischietto di Trieste. «Non voglio parlare di
ERRORI FATALI
Si è presentato due volte a tu per tu con Pegolo e in entrambe le circostanze ha beccato in pieno il portiere del Sassuolo. Un pizzico di cattiveria in più non avrebbe guastato. Anzi, sarebbe stata indispensabile. «Mi prendo per primo la responsabilità, potevo fare meglio. Non era la mia giornata, non so cosa sia successo. Sto male per i gol sbagliati», il suo commento. Quanto è forte il rammarico?, gli chiedono. E lui: «Un punto che pesa per la classifica e per il morale. Sicuramente è stata una partita difficile, abbiamo creato tante occasioni, dovevamo chiuderla prima con un secondo gol. Il gol beccato nel finale fa male, ma dobbiamo guardare avanti e uscirne fuori al più presto».
SCIABOLA, NON FIORETTO
Strana storia, questa di Ljajic. Ogni volta che Garcia gli dà fiducia, mandandolo in campo dal primo minuto, non riesce a essere decisivo come il francese (e lui stesso...) vorrebbe. Ha qualità, si sa. Ha numeri importanti e sa anche come metterli in mostra ma non ha ancora quella cattiveria indispensabile per fare male agli avversari. Quando ci si presenta faccia a faccia con il portiere avversario non si deve andare con il fioretto ma con la sciabola, sennò tutto diventa inutile. Contro il Sassuolo ha fatto lattaccante di destra, quello di sinistra e anche il centravanti. Limpegno non è assolutamente mancato ma sono mancati i suoi gol. E la Roma per la prima volta non ha vinto allOlimpico. Non solo per colpa sua, sia chiaro.