GASPORT (A. PUGLIESE) - È vero, i numeri sono freddi e spesso asettici. A volte, però, possono regalare emozioni forti. Come quelli che dicono che oggi la Roma è la squadra più forte del mondo, meglio di top team come Barça, Real Madrid, Psg, Chelsea, Bayern, Boca o Flamengo. Nessuno, dal Sudamerica allOceania ha
Occhio al Chievo Già, è vero, i traguardi che contano si tagliano alla fine, gli «intertempi» sono indicativi ma lasciano il tempo che trovano. Anche se è sempre meglio arrivarci davanti a tutti. E il fatto che nessuno sia stato capace di fare ciò che ha fatto la Roma (lAl Ahli negli Emirati Arabi e ilWConnection a Trinidad hanno fatto 5 sue 5, ma il range di gare è minimo e i campionati di livello inferiore) è indicativo. I segreti? Tanti, a cominciare da una squadra che adora il suo allenatore per sincerità nelle scelte e gestione del gruppo («Tutti sanno che chi è in panchina oggi, può essere titolare domani», dice Garcia, che coinvolge i calciatori nelle scelte chiave tramite il Consiglio dei Saggi) e metodologie di allenamento (tanti lavori con la palla e una seduta ludica fissa, nellantivigilia della gara). Il tutto ha creato unalchimia speciale, rigenerando giocatori che sembravano persi: De Rossi ma anche Pjanic (a Trigoria stanno lavorando sul rinnovo del contratto, fumata bianca in una quindicina di giorni). «Ma io penso solo al Chievo, forse è la partita più difficile dallinizio dellanno continua il tecnico francese, che ha studiato anche da psicologo e preparatore atletico Essendo ultimo, lambiente pensa che sia una gara già vinta. Non è così, pensiamo a NapoliSassuolo. A Udine la squadra mi è piaciuta di più in 10, ha cercato di vincere anche in inferiorità numerica». Già, basta pensare a quel «Daje, che la vinciamo anche così» di De Rossi ai compagni dopo lespulsione di Maicon, sintomo di forza mentale. E a chi a Garcia «rinfaccia» la fortuna, risponde: «La fortuna si provoca, non arriva da sola. È da inizio stagione che mostriamo carattere».
Santa personalità Già, il carattere, il vero differenziale rispetto al passato. Chiamiamola anche personalità, quella che la Roma (approvato il bilancio della scorsa stagione, con un 43 milioni di euro) ha voluto portando a casa gente come De Sanctis («Sta succedendo qualcosa di meraviglioso e inatteso, ma il cammino è lungo e non dobbiamo abbassare la guardia ha detto a Italia 1 Garcia ha intelligenza, cultura e preparazione tattica. Lesultanza di Udine? Ho avuto problemi con la società, non con i tifosi»), Maicon («Quando entra in campo incute timore a compagni ed avversari» ha detto il d.s. Sabatini), Strootman (dopo la lite con Insigne, a Udine si è sfogato con Badu e Guidolin) e Benatia (in attesa di Totti è lui il vice di capitan De Rossi, la prossima settimana pagherà la cena promessa alla squadra). E la solidità difensiva (un gol subito in 9 gare) nasce anche qui, da fame e cattiveria agonistica.
Sabatini fibrotico Vietato parlare di scudetto però, anche se ci pensano tutti. «È una cosa che non ci riguarda, ma vogliamo difendere la posizione dice il d.s. Sabatini a Rai SportGarcia è straordinario, le sue sostituzioni potrebbero essere giocate al lotto, non ne sbaglia una. E De Rossi e Totti hanno ritrovato una condizione danima incredibile ». Poi il passaggio sulla Lazio («Non cè sentimento di rivalsa per la Coppa Italia, è tanto se siamo sopravvissuti al k.o. Con Lotito guadagnavo 1/8 di oggi? Vero, lui indovina le scelte difficili e sbaglia le facili») e sul futuro: «Il calciatore quando si strappa perde elasticità, è un po la mia situazione, con uno stato danimo fibrotico. Resterò? Se non mi cacciano sì, ma devo fare una Roma sempre più forte. LInter? Non mi ha mai cercato». Se lo farà, lo sapremo entro maggio.